Roma – Sono passati dieci anni e un mese da quando ventisette bambini e la loro maestra persero la vita nel crollo della scuola “Jovine” di San Giuliano di Puglia. In seguito a quella tragedia, l’Italia decise di affrontare con leggi (la prima fu varata solo due mesi dopo il sisma del Molise e istituì il “1o Piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici”), studi e finanziamenti, il rischio sismico degli immobili in cui le nuove generazioni devono studiare. Ecco perché oggi ci è dato sapere che in Puglia e Basilicata almeno 240 scuole di ogni ordine e grado sorgono nella zona sismica di grado 1, che è la più pericolosa in assoluto, e che altri 587 sono nella “zona 2”, la categoria di pericolosità subito inferiore.
Infatti, il dato è contenuto nel documento dal titolo “Indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia” redatto dalla VIII Commissione permanente Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei deputati.
Nel dettaglio, nella “zona 1” ci sono almeno 217 scuole lucane (il 33,5% del totale) e 23 scuole pugliesi (l’1,5% del totale). Nella “zona 2” ci sono, invece, 347 edifici scolastici in Basilicata (53,6%) e 240 in Puglia (15,40%). E sottolineamo “almeno” perché nella classificazione mancano 131 plessi lucani e 2565 pugliesi. In altre parole, si tratta di un numero errato per difetto.
In base alla norma, quindi, a ogni comune italiano è stata attribuita una delle quattro zone di pericolosità.
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