ROMA (WSI) – I lavoratori hanno detto numerosi di no all’accordo tra azienda e sindacati e così di fatto si apre la crisi per Alitalia. La percentuale dei dissensi è stata netta, pari al 67% e oltre il 90% degli aventi diritto è andato a votare.
I piloti e gli assistenti di volo, categoria che sarebbe stata più colpita dall’accordo con un taglio dello stipendio dell’8% e dei riposi annuali, hanno votato compatti per il No. Tra chi si è opposto al programma di rilancio c’è chi spiega la sua decisione dicendo che il piano aziendale è una morte a rate”.
Sconcerto al governo dove ieri durante l’attesa il premier Paolo Gentiloni ha incontrato a palazzo Chigi i ministri Calenda, Delrio e Poletti per esaminare la situazione. A fine referendum, appena resi noti i risultati, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, quello delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio ed il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, hanno diramato un comunicato congiunto.
“Rammarico e sconcerto per l’esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia. A questo punto l’obiettivo del Governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori”.
Oggi il Cda di Alitalia si rivolgerà al governo per avviare la richiesta di amministrazione straordinaria. L’unica soluzione prospettabile al momento infatti è l’arrivo di un commissario e la successiva liquidazione nel giro di sei mesi. Ma tra i lavoratori si insinua una speranza diversa e riguarda la possibile nazionalizzazione. Dalle pagine de La Stampa una dipendente di Alitalia afferma:
“La verità è che non ne possiamo più, che non crediamo al rinnovamento proposto da questo management. Ci sentiamo presi in giro. E poi perché il governo non ci dovrebbe aiutare? Ha salvato le banche, ha salvato l’Ilva, perché noi no?”.
La risposta potrebbe essere perché l’ha già nazionalizzata più volte in passato e non è servito. Alle parole della dipendente fanno eco quelle del segretario nazionale del sindacato Cub trasporti, Antonio Amoroso, rappresentante del Comitato per il No:
“Voglio proprio vedere come farà il governo a non sostenerci. In ballo non ci sono solo i 12 mila dipendenti Alitalia, ma oltre 50 mila lavoratori, se si pensa che per ogni nostro dipendente ce ne sono altri quattro dell’indotto. Il piano dell’accordo non poteva essere condiviso perché in realtà era solo il trampolino di lancio per la dismissione dell’Alitalia al miglior offerente straniero. Siamo al terzo fallimento dal 2008: all’epoca gli aeromobili erano 220 ora 120 e l’intesa prevedeva di lasciarne a terra altri 20″.
Si è distrutta ricchezza, nazionalizzazione Alitalia “inaccettabile”
Secondo Dario Ballotta, presidente di ONLIT, l’Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti, i “lavoratori di Alitalia hanno capito che non si poteva andare avanti così, come peraltro capito dai milioni di disoccupati italiani. Continue perdite, nuovi e fallimentari piani industriali (l’ultimo semplicemente ridicolo), uso iniquo ed abuso degli ammortizzatori sociali, nonchè il continuo calo di passeggeri hanno ridotto in briciole quel che rimane di Alitalia”.
Balotta critica la credibilità delle parti in campo. Da parte sua il governo “ha avuto paura di chiudere definitivamente i cordoni della borsa con 300 milioni di garanzia scodellati ad hoc, con l’ok dell’azionista pubblico Poste e una forte pressione sulle banche per assicurare la quota di ricapitalizzazione di Intesa e Unicredit. Dall’altra, i sindacati escono scavalcati e delegittimati dal referendum. Il consociativismo di Governo e Sindacati è naufragato e finalmente si apre una stagione nuova dopo un’agonia durata decenni che ha reso ridicola l’Italia. Si è distrutta ricchezza, anziché crearla, in un settore, come quello aereo, in forte espansione nel mondo”.
Un motivo per il quale “è inaccettabile qualsiasi ipotesi di nazionalizzazione. Ora il Governo assicuri rapide procedure fallimentari e le eventuali tutele sociali necessarie”.