Qualche tempo addietro ho parlato della triste storia del Dj FABO che è stato costretto a recarsi in Svizzera per porre fine alle sue sofferenze.
Negli stessi giorni, nel mentre ci si scontrava sulla scelta etica della “dolce morte” cercata e voluta dal nostro connazionale in terra elvetica, abbiamo tutti assistito alla trasferta papale a Milano, una folla oceanica ad accoglierlo: tutto bene, tutto normale.
Una legge sul bio-testamento, ovvero sul fine vita, di cui si discute in questi giorni in Parlamento, sembra una chimera irraggiungibile pur essendo un diritto del popolo italiano su cui la Chiesa, dalla quale pure ci si aspetterebbe un intervento dirimente ed utile alla discussione, lasciando alla laicità dello Stato fare il resto.
Dai primi passi fatti nelle aule parlamentari sembra scorgere il solito diritto dei medici ad esercitare la c.d. “obiezione di coscienza”.
Siamo alle solite: facciamo le leggi e poi i medici, nella loro autonomia insindacabile decidono se applicarla.
Insomma, se non una ipocrisia sembra una barzelletta.
Molti dimenticano o volutamente lo scordano, l’enorme problema circa la mancata applicazione della legge 194 – Interruzione volontaria della gravidanza – deve l’obiezione di coscienza ma anche l’abuso di obiezione di coscienza mette a rischio la salute delle donne e lede i loro diritti sessuali e riproduttivi.
Cosa si intende per abuso di obiezione di coscienza?
Gli anestesisti non fanno le anestesie, gli attrezzisti di sala non preparano i ferri per gli interventi abortivi, le infermiere non trasportano barelle con pazienti che devono effettuare l’interruzione di gravidanza, con la diretta conseguenza che i pochi medici non obiettori di coscienza devono espletare anche queste attività, togliendo tempo al lavoro vero e proprio.
“L’obiezione riguarda attività legate in maniera indissolubile, in senso spaziale e cronologico e tecnico , all’intervento abortivo, cosicché con esse non sia più data la possibilità di desistenza dalla volontà di abortire”. Deve trattarsi cioè di un atto tipico della sola procedura abortiva e non comune ad altri interventi sanitari.
Non è legittima l’obiezione per le condizioni preparatorie, di routine per molteplici interventi, non specificatamente e necessariamente dirette all’effettuazione di un aborto che è procedura successiva.
È importante che siano conosciuti i limiti all’obiezione al fine di non permettere disoneste forme di boicottaggio atte a perpetuare il ben più remunerativo mercato degli aborti clandestini.
Nel mentre la media europea di “obiezione” si aggira sul 10%, in Italia tale percentuale è del 70%, raggiungendo punte del 95% per la Regione Lazio.
Nei tanti casi di normative introdotte si assiste ad una latitanza della Chiesa, se non assistere impotenti alle continue invasioni di campo nell’iter seguito all’approvazione delle leggi (a titolo di esempio ricordo le recenti Unioni civili).
Insomma, la Chiesa è generalmente assente e quando interviene lo fa per boicottare e contestare processi legislativi necessari e decorosi per un Paese civile.
Mi fermo qua per carità di patria!
W la laicità dello Stato, W il coraggio della politica in grado di risolvere i problemi dei cittadini nella vita terrena, per quella spirituale ci penserà qualcun altro, per chi ci crede!