Allacciatevi le cinture, per l’economia americana e per i mercati finanziari il peggio deve ancora arrivare. Ne è convinto Jeremy Grantham, uno degli investitori più noti di Wall Street. Cofondatore della società di gestione patrimoniale Boston GMO, Grantham, 83 anni, ha correttamente previsto lo scoppio della bolla del mercato nipponico del 1991, quella delle dot-com della fine degli anni ’90 e persino l’esplosione della crisi immobiliare degli Stati Uniti, avvenuta prima della crisi finanziaria del 2008.
Ora il veterano di Wall Street sostiene che, nonostante le difficoltà del mercato azionario quest’anno, la vera recessione dell’economia deve ancora arrivare. In una nota diffusa il 31 agosto scorso, Grantham ha avvertito della presenza di una “superbolla” in fase di produzione, che deve ancora scoppiare. L’investitore ha notato che le azioni rimangono “molto costose” e che l’inflazione elevata come quella che sta vivendo l’economia Usa ha storicamente causato un calo della Borsa. Grantham scrive:
“L’attuale superbolla presenta un mix senza precedenti di sopravvalutazione degli asset (obbligazioni, azioni e immobiliare tutti eccessivamente cari e ora in rapida perdita di slancio), shock delle materie prime e Fed falco. Ogni ciclo è diverso e unico, ma il parallelo storico suggerisce che il peggio deve ancora venire”.
Grantham ha costantemente sostenuto che le politiche monetarie accomodanti della Federal Reserve e di altre banche centrali, inclusi tassi di interesse prossimi allo zero e allentamento quantitativo, avrebbero contribuito a creare una “superbolla” nei prezzi degli asset dei mercati finanziari, generando un’era di eccessiva euforia per gli investitori.
Il mini rally estivo? Per Grantham è una boccata di ossigeno prima della tempesta
Grantham inoltre non accetta l’idea che il rally azionario di quest’estate abbia segnato l’inizio di un nuovo mercato rialzista, osservando che le “superbolle” storicamente sono sempre state caratterizzate da brevi rally del mercato. “Le superbolle sono eventi diversi da tutti gli altri: sebbene ce ne siano state poche nella storia, tutte hanno caratteristiche chiare in comune”, ha scritto. “Una di queste caratteristiche è la presenza di mini rally. E quello della scorsa estate si è finora adattato perfettamente allo schema”.
I suoi commenti fanno eco a dichiarazioni fatte da diversi veterani di Wall Street, tra cui Mike Wilson, chief investment officer di Morgan Stanley, che da giugno sostiene che il rally del mercato ribassista non sia altro che una “trappola” per gli investitori:
“Se il mercato ribassista fosse già terminato, i parallelismi con le altre tre superbolle statunitensi – finora così stranamente in linea – sarebbero completamente infranti. Questo è sempre possibile. Ogni ciclo è diverso e ogni risposta del governo è imprevedibile. Ma se la storia si ripete, il finale sarà ancora una volta una tragedia. Non ci resta che sperare che questa volta gli effetti siano più contenuti”.