Il Fondo Monetario ha fatto due conti e non lasciano spazio ad alcun dubbio: i Paesi periferici dell’Eurozona hanno bisogno di 300 miliardi di euro prima della fine dell’anno. Si tratta di una quantita’ colossale di denaro. Viene da chiedersi dove la andranno a pescare. La conclusione a cui arriva il Fondo e’ una doccia fredda rispetto all’ultimo rapporto, pubblicato pochi mesi fa. Il rischio e’ di un contagio senza piu’ confini, in cui verranno risucchiate anche le economie in via di sviluppo.
I PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) hanno in pratica bisogno di una quantita’ pari al 30% del PIL della Spagna, che tra l’altro devono ottenere in un contesto estremamente difficile e competitivo. I cinque Paesi “derelitti” della zona euro dovranno infatti vedersela – sempre secondo il Fondo – “con le ingenti necessita’ di rifinanziamento degli Usa, del Regno Unito, del Giappone e degli altri Paesi della zona euro”, anch’essi alle prese con enormi deficit di bilancio fiscale.
E quanto denaro dovranno mettere sul mercato queste nazioni in soli sei mesi? Nientepopodimeno che circa $4 miliardi, che scadono tra il terzo e quarto trimestre di quest’anno. Un numero ancora più impressionante, che spiega i timori del FMI di un ripetersi delle tensioni nei mercati del debito sovrano nella seconda meta’ dell’anno.
Il report mostra che lo spread tra titoli di Stato tedeschi e quelli italiani e spagnoli ha continuato ad ampliarsi ed al momento si trova su livelli superiori a quelli dell’inizio di quest’anno.
E tutto cio’ e’ successo nonostante il fatto che finora la Banca centrale europea (BCE) abbia acquistato circa 59.000 milioni di euro di debito pubblico dei Paesi piu’ colpiti dalla crisi del debito sovrano.
Il motivo per cui le cose sono cosi’ peggiorate rispetto a pochi mesi fa e’ uno: gli economisti del FMI temono che la crisi del debito finira’ per contagiare l’economia reale e questo sarebbe un ostacolo nella strada che portera’ alla ripresa. “Sono aumentate”, dice il Fmi, “le probabilita’ che si verifichino interazioni negative con le economie in via di sviluppo”. E per corroborare tale tesi, il Fondo invita a leggere la versione aggiornata del World Economic Outlook di luglio 2010, che stabilisce che “i rischi che pesano sulla ripresa si sono intensificati di molto”.
La conclusione cui arriva l’organizzazione internazionale e’ che l’incremento dei rischi di un default del debito sovrano “hanno avuto un’incidenza importante sulla stabilita’ dei mercati finanziari, data l’esposizione attuale delle banche europee al debito degli stati”. Detto in parole povere, il canale di trasmissione della crisi sono ora i bilanci delle entita’ finanziarie, che negli ultimi due anni hanno comprato ingenti quantita’ di debito pubblico (le quali valgono meno ora visto che gli interessi relativi stanno aumentando).
Le conseguenze di questo meccanismo per l’economia reale possono essere devastanti in un momento tra l’altro critico, in cui la stessa economia ha bisogno assoluto di liquidita’. “Ci sono indicazioni di un restringimento delle condizioni creditizie”, segnala il report esclusivo: la notizia peggiore per le aziende e le famiglie che hanno bisogno di finanziamenti bancari.
Gli economisti del Fondo ricordano che le emissioni obbligazionarie delle societa’ europee sono state “particolarmente anemiche” in giugno, in alcuni casi piu’ limitate di quelle viste nel periodo del collaso dei Lehman Brothers.
La conclusione e’ che “il persistere di condizioni cosi’ restrittive potrebbe avere un effetto significativo nella disponibilita’ di credito per le imprese”. Ma non solo. Il FMI sostiene che la pancia del mondo stia incubando una crisi che supera le frontiere.
“I rischi sul fronte del debito sovrano in alcune parti della zona euro si sono materializzati ed estesi al settore finanziario della regione, minacciando di propagarsi in altre aree e di riattivare un’interazione negativa con l’economia”.
Il FMI dice, in concreto, che l’esposizione transfrontaliera delle banche e’ di fatto il vettore di transmissione dei rischi sovrani agli istituti finanziari, da dove si propagano agli altri sistemi finanziari della zona euro e di altre aree”. Anche se questi vincoli offrono ventagli di diversificazione durante le fasi di prosperita’, si convertono in canali di contagio in situazioni di tensione.