I Millennials fanno sempre più fatica a restare nella classe media, se mai ci sono entrati. È quanto emerge da un rapporto recente dell’Ocse, che mette in evidenza le crescenti difficoltà dei più giovani (quelli nati tra il 1983 e il 2002) a rientrare nella “fascia di reddito medio” a fronte di un deterioramento dell’entrate e un aumento dei costi per l’alloggio e l’istruzione.
Secondo il rapporto, solo il 60% dei Millennials nei 40 paesi esaminati viene classificato nella fascia di “reddito medio” a fronte del 68% dei “baby boomer”, ovvero quelli nati tra il 1942 e il 1964.
Un dato che scende ulteriormente se si analizza la società americana, dove la percentuale scende al 53%. Meglio degli Stati Uniti ma sotto la media mondiale i Millennials Italiani, che appartengono alla classe media nel 55% dei casi. Sopra la media mondiale invece il Giappone (69%) e l’Australia (66%).
Nello stesso rapporto, l’Organizzazione di Parigi afferma che a fronte di un aumento dello 0,3% annuo dei redditi medi nell’ultimo decennio, l’alloggio, che è ora il principale elemento di spesa per le famiglie della “middle class” (assorbe circa un terzo del reddito disponibile), è aumentato del 25% dal gli anni ’90.
Venendo all’Italia, l’analisi dell’Ocse mostra che in Italia fa parte della classe media il 59% della popolazione. Un dato vicino alla media Ocse, al 61%. Il livello di questa fascia di reddito è andato declinando ad ogni salto generazionale, passando dal 58% del baby-boomers (1942-1964), al 57% della generazione X (1965-1982), al 55% dei Millennials (1983-2002).