ROMA (WSI) – Nonostante il pressing interno per una maggiore apertura nei confronti del Pdl, il leader del Pd, Pier Luigi Bersani tira dritto per la sua strada. E continua a scommettere tutto sull’elezione del presidente della Repubblica. Dopo che sara’ stato eletto un nuovo capo dello Stato, e’ il ragionamento che si fa anche tra i ‘suoi’, si chiudera’ una partita e se ne aprira’ un’altra.
Con altre carte visto che il nuovo inquilino del Colle potra’ sciogliere le Camere e – e’ la scommessa – sono ben pochi i parlamentari di tutti gli schieramenti che vogliono tornare alle urne.
E’ a questa partita che si starebbe preparando il segretario cercando di ‘tamponare’ il piu’ possibile sul fronte interno dove si vede crescere il partito del ‘governo di scopo’. E’ anche in questa chiave che vanno lette le interviste dei due capigruppo, Roberto Speranza (‘bersaniano doc’) e Luigi Zanda (ex Dl) rispettivamente a ‘Corsera’ e ‘Unita” dopo la presa di posizione ‘aperturista’ al Pdl di ieri di Dario Franceschini.
La tensione resta comunque alta, cosi’ come i malumori a sinistra per le aperture di credito al Popolo delle Liberta’ che pure continua a chiudere a ipotesi di intese che non siano anche politiche.
Se ci sara’ un cambio di linea – dicono ad esempio i ‘giovani turchi’ – questo dovra’ comunque passare da una nuova direzione del partito. Tutto questo nel giorno in cui Fabrizio Barca scioglie la riserva e annuncia di voler essere in campo per il Pd pur non puntando alla segreteria (“non ambisco a farne il segretario”) ma piuttosto a entrare a far parte del gruppo dirigente.
La prossima settimana lancera’ la sua agenda per un partito che sia di ‘mobilitazione cognitiva’ in cui le persone “si incontrano e mettono in comune le idee per risolvere i problemi”. Un partito davvero radicato sul territorio e che sappia mobilitarsi di piu’. Non sara’ l’anti-Renzi, specifica il ministro della Coesione territoriale, (“mi sembrerebbe pretenzioso dirlo non avendo ancora detto le mie intenzioni sul piano politico”). Ma e’ chiaro che il progetto che ha in mente ha un baricentro decisamente piu’ spostato a sinistra rispetto a quello che ha in mente per il Pd il sindaco di Firenze.
“Il Pd, la sinistra e Sel – dice Barca – hanno bisogno di fare squadra, non ovviamente a costo di un compromesso, non senza un sentimento di squadra”. Si tratta, comunque di una partita che si giochera’ piu’ avanti. Al momento, la priorita’ del Pd e’ quella di arrivare in un clima che non sia pre-congressuale all’appuntamento dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Bersani, dunque, cerca di ricompattare e pensa a una consultazione dei suoi e dei parlamentari a ridosso del voto che iniziera’ il 18 aprile.
Ancora non sarebbe stato fissato l’appuntamento con Silvio Berlusconi che Bersani dovrebbe, comunque, incontrare nella seconda parte della prossima settimana. Intanto il Pd convoca una manifestazione di piazza per il 13 aprile, lo stesso giorno nel quale anche il Pdl sara’ in piazza con il Cavaliere a Bari. Le distanze tra i due partiti restano, ma Bersani e’ determinato comunque a ricercare un dialogo per il Colle e sulle riforme, riproponendo la presidenza della ‘Convenzione’ al Pdl.
Comunque vadano le cose il Pd ribadisce di essere il partito di maggioranza relativa e dunque, evidenzia, che con questo dovra’ misurarsi il nuovo capo dello Stato. Il futuro presidente, dice Zanda, “non potra’ non tener conto delle forze parlamentari e del fatto che c’e’ un partito che ha la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato”. E dunque, si evidenzia in area bersaniana, dovrebbe come prima scelta mandare Bersani a misurarsi con la fiducia alle Camere.