New York – La crescita del Pil cinese sembra non avere ostacoli. Boom degli investimenti verso il dragone. Altro record per Pechino. Il top dei mercati emergenti. Quante volte avete letto dei titoli simili, in cui la performance degli ultimi anni della Cina veniva descritta come un qualcosa che ci avrebbe accompagnato ancora a lungo?
Eppure Mark Lapolla, global investment strategist per Knight Capital, non ne sarebbe così convinto. Sarebbe addirittura esterrefatto di come il mondo conti su un “regime comunista repressivo che controlla l’economia, che adotta numerose misure protezionistiche sul commercio e che viola innumerevoli diritti umani”.
A suo dire l’economia cinese presenterebbe dei tratti che tanto ricordano il periodo precedente la Grande Depressione degli anni Trenta negli Stati Uniti o gli anni ’90 in il Giappone. Ne cita 8:
– Aumento della disparità di reddito, di potere d’acquisto e dell’educazione
– Rapida industrializzazione e movimento di lavoro
– Dati economici manipolati, poco trasparenti e ingannevoli
– Leverage eccessivo sulla classe emergente
– Bolla sia nel settore delle proprietà residenziali, che negli investimenti in infrastrutture
– Crescita incontrollata ed eccessivamente rapida del credito
– Ritardi nel trasferimento della crescita economica verso la domanda interna
– Una spirale prezzi/salari in eccessivo aumento