ROMA (WSI) – “Mi trovai nella necessità di raccogliere in 48 ore 30 mila miliardi di lire. Il governatore Ciampi mi avvertì che era essenziale, perché i titoli pubblici continuassero a essere comprati, ridurre la falla emorragica che c’era nei nostri conti. Passai un’intera notte a cercare alternative, e tutto l’apparato dei ministri non riusciva ad andare oltre la proposta di aumentare l’Irpef, naturalmente ai ceti meno abbienti, oppure l’Iva sui prodotti popolari”
Queste le parole di Giuliano Amato in un’intervista concessa ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera dove cerca di spiegare l’equivoco del prelievo forzoso del 1992: “Il mattino dopo quella lunga notte ci fu un equivoco: capii che Goria, allora ministro delle Finanze, con la testa mi dicesse di sì quando chiesi se Ciampi era d’accordo; in realtà Ciampi non l’aveva neanche sentito, e la misura passò. In ogni caso continuo a pensare che aveva un elemento molto sgradevole ma fu socialmente più giusta che non aumentare l’Irpef o l’Iva. E io non avevo alternative”
Amato nell’intervista ce l’ha anche con i politici di oggi, influenzati secondo la sua opinione, fin troppo dai social network, come è accaduto con l’ultima elezione del Presidente della Repubblica dove alcuni senatori del PD si sono fatti influenzare dai commenti ricevuti su Twitter: “Sono molto amareggiato, ho visto il mio curriculum, specchio di una vita in cui ho mostrato capacità, competenze e nulla altro, adottato ad esempio di ciò che dobbiamo distruggere”.
“Purtroppo pesa molto l’attuale condizione di un ceto politico le cui letture non vanno oltre Twitter, e se Twitter legge 50 commenti negativi su di lei ne desume che il popolo la vede male”.