Continua la rivolta di azionisti e investitori contro i big dell’hi-tech. Dopo che già Apple è finita sul banco degli imputati per via dello stipendio stratosferico di Tim Cook, ceo del gruppo californiano, ora nel mirino di investitori istituzionali e risparmiatori individuali è finita Amazon, colpevole di politiche fiscali poco chiare.
In pratica, vogliono sapere in quali Paesi e a quanto ammontano le tasse pagate dal colosso hi-tech. Secondo quanto riportato dal Financial Times, un gruppo di 100 investitori sta facendo pressione contro il colosso di ecommerce fondato da Jeff Bezos, presso la Security and exchange commission (Sec), l’autorità finanziaria statunitense, affinché ci sia una maggiore trasparenza sulle iniziative tributarie, e relative conseguenze.
“Pratiche fiscali aggressive possono esporre una società – e i suoi investitori – a un maggiore controllo da parte delle autorità fiscali, rischi di aggiustamento e aumentare la loro vulnerabilità ai cambiamenti nelle norme fiscali mentre i paesi cercano di proteggere le loro basi imponibili da pratiche deleterie”, scrivono gli investitori nella lettera, chiedendo di ricevere informazioni sufficienti per valutare la posizione fiscale e l’approccio di governance, in modo da poter anticipare gli impatti e i rischi futuri per le loro partecipazioni.
L’iniziativa contro Amazon è partita nello scorso dicembre su proposta di due fondi pensione britannici, Greater Manchester Pension Fund e Oblate International Pastoral Investment Trust, che avevano ravvisato una non conformità di Amazon agli standard della Global reporting initiative (Gri), l’organizzazione non governativa che fornisce le linee guida per una contabilità equa e sostenibile.
Amazon, chi sono i sottoscrittore della lettera
Fra i cento sottoscrittori della missiva, che gestiscono assettatevi per complessivi 3.600 miliardi di dollari, oltre a Nordea e Royal London, che hanno già firmato la missiva, spicca anche il fondo sovrano norvegese, Norges, il New York City Office of the Comptroller, ovvero l’ufficio governativo che si occupa della riscossione delle imposte per la Grande mela, e il maggiore fondo pensione privato del Regno Unito, lo Universities Superannuation Scheme.
Il documento sarà inviato alla Sec entro il prossimo mercoledì. Ma non è escluso che “si possa rinviare la trasmissione per aggiungere nuove compagnie”.
Dal canto suo, Amazon ha affermato che “già fornisce già una divulgazione ampia e dettagliata in merito ai suoi contributi fiscali sul reddito”. negli Stati Uniti nelle sue relazioni annuali e trimestrali presentate pubblicamente alla Commissione” e ha aggiunto che “ha anche diffuso pubblicamente i suoi contributi fiscali totali negli Stati Uniti, nonché nel Regno Unito, in Italia, in Francia e in Spagna”.