MILANO – La reazione a caldo degli analisti alle parole proferite ieri dal numero uno della Bce Jean Claude Trichet non è affatto positiva. Trichet ha spiazzato i mercati, sottolineano diversi esperti, soprattutto in un momento in cui, con le tensioni geopolitiche, il rischio di una crisi petrolifera – che intacchi i fondamentali dell’economia – è reale.
Intervistato da Class Cnbc Marco Sticchi, portfolio manager di Nemesis Am, a Londra precisa che, oltre alle minacce di un ennesimo rialzo dei prezzi delle materie prime, “la crisi europea è tutt’altro che risolta”. Il riferimento è alla ripresa della congiuntura Ue, e ovviamente a tutti i problemi endogeni al Vecchio Continente.
Insomma, il dilemma come al solito è scegliere se dare la priorità al controllo dei prezzi o alla crescita dell’economia, quest’ultima ora minacciata da non pochi fattori.
Dello stesso avviso Alessandro Frigerio, di Rmj Sgr, che in un intervento durante la trasmissione conferma di prevedere per quest’anno un rialzo dei tassi da parte della Bce di 75 punti base, dall’attuale 1% all’1,75%, che rischierà di zavorrare soprattutto le economie dell’Italia e della Spagna.
Sticchi poi parla anche dei problemi a cui sta facendo fronte l’azionario: “i rischi si stanno accumulando e la storia ci insegna che ogni crisi petrolifera non è mai stata senza conseguenze sui risk asset”.
Detto questo, il rally delle commodities – che spinge di per sé al rialzo il tasso di inflazione (ma non la componente core) – è davvero destinato a proseguire?
Facendo riferimento allo stesso comportamento degli hedge fund, Sticchi spiega che sì, questi stanno -per ora- continuando a puntare sul settore, ma “solo perchè i vari commenti rendono più semplice, diciamo, scommettere al rialzo che non al ribasso”.
Il punto è che “le commodities potrebbero anche subire una battuta d’arresto, come è stato nel caso dei prezzi del grano, che dopo il recente balzo ha visto scendere le proprie valutazioni. La stessa cosa vale per il petrolio, anche se noi riteniamo che il rischio rimanga al rialzo”.
Ma, detto questo, “gli stessi fondi speculativi non hanno affatto una visione unica sulla performance delle materie prime”.
Insomma, non proprio un buon momento, se si considera pure che, come dice Massimo Lo Cicero, professore dell’Università di Tor Vergata, il dubbio è se “ci si sta incamminando verso una lenta ripresa o una ripresa veloce” nelle economie occidentali.
Infine, sul caso Italia, intervistato sempre da Class Cnbc, il presidente della Bei -braccio finanziario dell’Ue, Philippe Maystadt, afferma che “l’economia è sì in una fase di ripresa, ma si tratta di un recupero lento”. In Italia, continua poi, “esiste un grande bisogno di investimenti, in quanto gli investimenti aumenterebbero la competitività del paese. Ma è importante che gli investimenti si concretizzino non solo in ambito pubblico ma anche in quello privato”.
E certo la prospettiva di una serie di manovre di politica monetaria restrittiva, porta tutti a rivedere quale sarà il ritmo di crescita dell’economia europea, e in particolare dei suoi anelli deboli.