ROMA (WSI) – C’è qualcosa che proprio non torna nel conto da 280 milioni di euro, intestato all’Anas, presso Carichieti, una delle quattro banche vicine al crac che sono state salvate dal governo Renzi. Quei soldi sono al sicuro, proprio grazie al decreto salva banche; se fosse scattato infatti il bail in, essendo il deposito superiore alla soglia dei 100.000 euro, la società delle strade avrebbe perso tutto.
Insieme all’Anas, precisa un articolo de Il Fatto Quotidiano, avrebbero perso anche i contribuenti, dal momento che l’azienda è di proprietà al 100% dei ministero del Tesoro.
Quello che non torna è la scelta di Carichieti, una vera e propria banca di provincia. E’ qui che l’Anas, che riceve due miliardi di euro di trasferimenti statali, ha deciso di depositare i propri soldi, a fronte di un tasso di interesse di appena l’1% lordo, sotto la gestione di Pietro Ciucci. Perchè?
Il quotidiano riporta che:
“stando alle informazioni ufficiali, nel 2008 fu scelta la minuscola Carichieti sulla base di generiche “ricerche di mercato”. Da allora quella scelta non è stata più rivista, l’ingente liquidità accumulata dall’Anas anno dopo anno è rimasta nelle casse della piccola e scassata banca che nel frattempo ha inesorabilmente limato il rendimento del deposito Anas fino a portarlo al modesto livello dell’1 per cento lordo. All’Anas hanno assistito senza muovere paglia. Incuranti dei rischi e della bufera che si stava addensando su Carichieti, così dipinta dagli ispettori Bankitalia: “Modesto sviluppo, eccesso di assunzioni, promozioni in numero del tutto anomalo, riconoscimento di incentivi ad personam non legati ai risultati o alla tipologia di mansioni svolte”.
E ancora:
“In quest’ultimo settore si faceva notare tal Domenico Di Fabrizio, espressamente citato nel verbale ispettivo, un tempo autista del mitico ministro democristiano abruzzese Remo Gaspari, poi autista di due direttori generali della banca, prima Francesco Di Tizio e poi Roberto Sbrolli. Questo Di Fabrizio a Chieti è considerato una potenza, in banca e fuori. Conosciuto in politica come Mister preferenze alle comunali del 2010 in una lista di centrodestra e poi come efficace sostenitore di un esponente di centrosinistra alle Regionali. In banca lo descrivono invece come l’occulto manovratore delle nomine dei capi”.