NEW YORK (WSI) – Ogni sforzo da parte della Banca centrale europea di lanciare un massiccio programma di Quantitative easing non sarà ricompensato: l’economia della zona euro resterà debole. E’ il risultato emerso da un sondaggio condotto dal Financial Times tra 32 economisti della zona euro .
L’opinione prevalente tra gli esperti (26 su 32 ascoltati) è che la BCE darà il via al QE nel 2015, allineandosi in questo modo alle altre principali banche centrali che hanno tutte acquistato grandi quantità di debito sovrano dopo l’ultima crisi finanziaria.
Questo sembra un dato ormai assodato dopo che la ripresa asfittica e il calo preoccupante dell’inflazione sta sollevando forti timori sull’arrivo di un’altra possibile crisi finanziaria in Eurolandia.
Il presidente della Bce Mario Draghi la scorsa settimana ha dato il suo segnale più forte ancora che la banca centrale potrebbe estendere i suoi acquisti di asset per includere il debito sovrano nei prossimi mesi. Una decisione potrebbe arrivare già la prossima riunione del Consiglio direttivo del 22 gennaio.
Ma la maggior parte degli economisti intervistati dall’Ft prevede la crescita e l’inflazione rimarrà comunque debole anche con il quantitative easing. “Il QE aiuterà le aspettative di inflazione, ma non cambierà in maniera sostanziale la partita”, ha detto Dario Perkins, economista di Lombard Street Research.
Intanto, il problema di fronte ai mercati – e Draghi lo sta analizzando a fondo – è questo: si puo’ varare il Quantitative easing anti deflazione (definito anche l”arma atomica’) prima delle elezioni greche del 25 gennaio senza interferire nel voto? Ed è prudente mostrare le proprie carte migliori se poi un possibile governo Tsipras decidesse misure unilaterali di cancellazione del debito?
Domande che escono rafforzate dalle indiscrezioni di qualche giorno fa dello Spiegel, secondo le quali la Germania ora considera ipotizzabile un’uscita della Grecia dall’euro.
Il magazine cita fonti governative e sostiene che la cancelliera Angela Merkel e il ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble avrebbero cambiato idea al riguardo e non temerebbero ripercussioni gravi dall’uscita di Atene, visti i progressi del mercato unico rispetto al picco della crisi del 2012. (mt)