Economia

Angeloni (BCE): “Spread e dazi pesano sulle banche”

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ROMA (WSI) – La risalita dello spread e l’aumento dei dazi sono gravi minacce perché frenano la crescita economica. A dirlo Ignazio Angeloni, membro del consiglio di vigilanza del Meccanismo di Vigilanza Unico (Ssm) e rappresentante della Bce nel corso di una lunga intervista a Il Sole 24 ore.

Angeloni sottolinea come oggi il sistema bancario europeo è più solido con le banche che sono più capitalizzate e i crediti deteriorati sono stati ridotti enormemente soprattutto dalle banche italiane ma rimangono criticità.

“Lo spread riflette il rischio Paese, non solo quello dello Stato come emittente di titoli pubblici. L’aumento dello spread colpisce le banche aumentando i costi della raccolta e, in parte, consumando capitale che è necessario alle banche per erogare credito all’economia. Il rischio di una stretta sul credito è particolarmente insidioso in questo momento perché interviene in una fase in cui la ripresa dell’economia è già minacciata da altri fattori di origine globale (i dazi di Trump e le loro ripercussioni in altri Paesi). Le turbolenze vanno evitate misurando le dichiarazioni e soprattutto mettendo in atto politiche che producano stabilità e fiducia”.

In merito poi ad una possibile Italexit, Angeloni afferma che l’euro ha portato grandi vantaggi, che l’Italia ha saputo cogliere solo in parte.

“Abbiamo assistito, soprattutto negli ultimi tempi, a tentativi di screditare gran parte di quello che si è fatto negli ultimi vent’anni per costruire i fondamenti dell’Unione monetaria e dell’Unione Europea. Una volta realizzati importanti progressi, si tende a dimenticare dei vantaggi che hanno portato. Ma è un atteggiamento pericoloso (…) Solo un’Europa unita può promuovere al meglio gli interessi di ogni Paese; la stessa Germania, che non ha eguali in Europa per dimensione e forza economica, si rende conto di non poter tenere in mano da sola il proprio destino. Questo vale in modo particolare per l’Italia, un grande Paese che deve però ancora superare molte delle sue debolezze strutturali (…) Al di fuori dell’Europa, saremmo in balìa delle scelte altrui, senza possibilità di influire”.