Crescono profitti e ricavi per Anima, che ha chiuso il 2018 con un utile netto di 122,1 milioni di euro (+10% a/a, 111,3 milioni nel 2017). Il board proporrà all’assemblea degli azionisti, convocata per il 29 marzo 2019, la distribuzione di un dividendo pari a 0,165 euro per ogni azione ordinaria di Anima Holding. I ricavi si sono attestati a 323,9 milioni, +26% a/a. Le commissioni nette di gestione hanno raggiunto i 280,7 milioni (+33% a/a).
La raccolta netta nel 2018 è stata positiva per circa 1 miliardi, mentre il totale delle masse gestite a fine dicembre 2018 è pari a circa 173,1 miliardi, anche grazie all’ingresso nel perimetro a partire dal 1 luglio 2018 della gestione dei mandati assicurativi di Banca Aletti pari a 9,4 miliardi e grazie al conferimento in data 1° novembre 2018 di oltre 70 miliardi di masse a seguito della scissione parziale delle attività di gestione di attivi sottostanti a prodotti assicurativi di Ramo I di BancoPosta Fondi SGR.
I costi operativi ordinari sono stati pari a 83,4 milioni, +27% rispetto ai 65,5 milioni del 2017, mentre il rapporto fra costi e ricavi netti complessivi si è attestato al 27,5%. L’utile ante imposte ha raggiunto i 173,6 milioni di euro (+9%). La posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2018 risulta negativa per 311,6 milioni, in peggioramento dal dato negativa per 276 milioni alla fine dell’esercizio 2017. La capogruppo Anima Holding ha incassato nel 2018 dividendi per 260,4 milioni (119,8 milioni del 2017) e ha registrato un utile netto di 126,7 milioni (106 milioni nel 2017).
“Si è chiuso un 2018 difficile per tutto il settore a livello globale nel quale Anima ha saputo interpretare al meglio il suo ruolo di aggregatore, con risultati commerciali ed economici di tutto rispetto. L’anno che si è appena aperto, che ha evidenziato un generalizzato e robusto recupero delle quotazioni in larga parte dei mercati finanziari, si mantiene comunque incerto per quanto attiene allo scenario politico ed economico” ha commentato Marco Carreri (nella foto), a.d. di Anima Holding. “Tale scenario non deve comunque mettere in ombra l’elevato potenziale che il mercato Italiano può ancora offrire, grazie anche a un elevatissimo stock di ricchezza detenuto dalle famiglie, che sempre di più guardano ai prodotti finanziari nelle loro preferenze di investimento e alla capacità della nostra società di interpretare e dare risposte concrete alle esigenze di tale clientela”.