Apprendo dalla stampa specializzata di questi giorni di una indagine appena conclusa dalla Procura della Repubblica di Milano nei confronti di quattordici indagati – IW BANK compresa – per reati che vanno dall’Ostacolo alla vigilanza – nascondere delle verità scomode o raccontare comode bugie – e ripetute violazioni alla normativa antiriciclaggio.
In pratica, nell’anno 2013, ad accorgersi che qualcosa non andava è stata l’Unità d’Informazione Finanziaria della Banca d’Italia nel corso di una ispezione, rilevando oltre centomila anomalie su 140mila registrazioni in AUI: un autentico disastro.
Una prima contestazione ha interessato la cattiva ed erronea alimentazione dell’Archivio Unico Informatico della banca che ha determinato, come diretta conseguenza, errate informazioni all’Organo di vigilanza centrale (c.d. Flussi SARA).
Omettere l’Adeguata verifica sulla clientela, non indicare il nome del Titolare effettivo nei rapporti continuativi accesi o delle operazioni effettuate, non apporre procedure “rafforzate” per rapporti con Paesi non equivalenti – ovvero prive di una regolamentazione adeguata in materia di Contrasto al riciclaggio – ha significato violare precetti basilari dettati dalla normativa in vigore nel periodo 2008/2014, riconducibile ai contenuti del Decreto legislativo n.231/2007 di cui alla III Direttiva Europea per la lotta al riciclaggio di denaro sporco e finanziamento del terrorismo.