Antiriciclaggio & lotta al terrorismo: un flop secondo la Guardia di finanza!
Il dossier della Guardia di finanza parla chiaro: il dispositivo di contrasto al terrorismo attraverso il sistema di prevenzione antiriciclaggio fa acqua da tutte le parti, insomma un fallimento.
Ottanta pagine scritte da un Organismo qualificato, da un addetto ai lavori quale è appunto il Nucleo Speciale di polizia valutaria che riceve, insieme alla Direzione nazionale antimafia tutte le Segnalazioni di Operazioni Sospette inviate alla Uif da tutti i soggetti obbligati operanti sul territorio nazionale.
L’analisi, partendo dalla evoluzione della finanza islamica nel nostro Paese, traccia una radiografia dei flussi finanziari e dei canali di finanziamento dell’intera minaccia jihadista.
Insomma un settore delicato e pericoloso, come sempre quando si tratta di terrorismo religioso.
In questo quadro, un intero capitolo è dedicato al “fallimento” del sistema antiriciclaggio mettendo in discussione l’intero dispositivo di contrasto che meriterebbe urgenti aggiustamenti.
Segnalazioni di sospetto “terrorismo”
L’analisi ha interessato l’ultimo quadriennio per il periodo compreso nelle annualità dal 2013/16 aggiungendo che <<sulle tantissime transazioni passate al setaccio con oltre 1300 segnalazioni di operazioni sospette in materia di “terrorismo”, nessuna ha dato esito positivo>>.
Il meccanismo in essere, come ricorda anche la Banca d’Italia che non a caso avverte che “non deve intendersi né tassativo e né esaustivo”, si basa su indicatori standard e comportamenti anomali evidenziati da diagnostici in uso alle banche[1] o dal Decalogo Bankit.
Il percorso invece sembra essere un altro laddove le banche islamiche applicano su qualunque contratto o transazione posta in essere una sorta di “elemosina religiosa” meglio conosciuta come la “ZAKAT[2]”, attraverso la quale deducono una somma corrispondente al 2,5% dell’importo dell’operazione e la versano ad Organizzazioni filantropiche islamiche.
Queste organizzazioni, alcune migliaia su scala planetaria, grazie a questo sistema di trasferimento di risorse finanziario hanno costruito un canale di finanziamento inesauribile ed operano negli Stati Uniti, Europa, Africa, nei Paesi arabi e in Asia.
Per queste elargizioni cc.dd. benefiche non esiste tracciabilità e tutte le tracce contabili vengono opportunamente distrutte appena completate le transazioni.
Urge una regolamentazione, da subito nel nostro Paese per quelle banche islamiche quivi operanti, attivando contemporaneamente una iniziativa a livello di Gafi – Gruppo di Azione Finanziario Internazionale.
Insomma il paziente è grave, ma non è ancora morto!
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[1] G.I.AN.O.S. (Generatore indici di anomali delle operazioni sospette)
[2] Zakat. Col termine zakāt (in arabo: زكاة) s’intende l’obbligo religioso prescritto dal Corano di “purificazione” della propria ricchezza che ogni musulmano in possesso delle facoltà mentali deve adempiere per definirsi un vero credente. È uno dei Cinque pilastri dell’Islam.