Batosta dell’Antitrust sui principali gruppi di vendita del cemento italiani. L’Autorità garage della concorrenza e del mercato ha multato per oltre 184 milioni di euro complessivi alcuni tra i principali big del settore, l’Associazione di categoria Aitec, nonché un rivenditore della Toscana.
In particolare l’Agcm ha accertato che Italcementi (84,1 milioni), Buzzi Unicem (60 milioni), Colacem, Cementir (5,1 milioni), Sacci, Holcim, Cementirossi, Barbetti, Cementeria di Monselice, Cementizillo, Calme, Moccia e TSC, nonché Aitec, hanno dato vita tra il 2011-16 ad un’intesa per coordinare i prezzi di vendita in Italia e un controllo delle relative quote di mercato. Particolarmente pesante la multa per le prime due società.
L’intesa oggetto di accertamento istruttorio – spiega l’Antitrust – si è basata su un modello concertativo unitario e stabile nel tempo, secondo il quale, come emerge dalle evidenze acquisite, le imprese cementiere hanno definito ex ante in maniera concordata, anche nel corso di riunioni associative, identici aumenti nominali del prezzo del cemento da comunicarsi anticipatamente alla clientela.
Gli effetti sui titoli del settore quotati a piazza Affari non tardano a manifestarsi. In avvio di seduta arretra Buzzi Unicem (-0,8%). Giù dell’1% anche Cementir.
L’ammontare della multa rappresenterebbe per Buzzi Unicem circa il 2% del fatturato e il 24% dell’utile stimato per il 2017, mentre per Cementir corrisponderebbe allo 0,5% del fatturato e all’8% dell’utile.
Da parte sua Buzzi Unicem ha respinto completamente gli addebiti ritenuti infondati, annunciando la volontà di fare ricorso. Anche Italcementi ha già fatto sapere che ricorrerà al Tar del Lazio. In particolare, Italcementi ritiene che le decisioni commerciali assunte dal precedente management di proporre ai clienti aumenti di prezzi nominali dei prodotti siano state dettate da “autonome, solide e logiche motivazioni imprenditoriali”.
“Ci sembra esistono buone probabilità di dimostrare l’estraneità a tale condotta tenuto conto che i benefici non sono per nulla riscontrabili nel mercato – sostengono gli analisti di Equita Sim – Infatti: sul mercato italiano sono praticati prezzi tra i più bassi a livello mondiale nei mercati maturi; gran parte delle aziende locali perde già a livello di ebitda da ormai parecchi esercizi; il clima di presunta collaborazione non trova riscontro nel farraginoso processo di razionalizzazione della capacita’ produttiva nazionale”.