(9Colonne) – Roma, 9 feb – Perché un’azienda opta per una selezione dei dirigenti che premia l’anzianità a scapito dell’efficienza? Perché riconosce l’appartenenza a un network. E’ un’ipotesi che aiuta a interpretare il fenomeno dell’invecchiamento della classe dirigente italiana. E l’analisi empirica indica che produttività ed età dei manager sono negativamente correlate nelle imprese a controllo pubblico, familiari o, meno nettamente, appartenenti a una holding. Nessuna relazione sistematica, invece, per le controllate da istituzioni finanziarie o da società estere. E’ questa la sintesi delle osservazioni che gli economisti Fabiano Schivardi e Francesco Lippi hanno affidato a “la voce. info”, autorevole rivista digitale di analisi economica. “Secondo la letteratura aziendale – scrivono Schivardi e Lippi – l’affermazione di un manager non dipende solo dalle sue capacità operative, ma anche da quelle relazionali e dal fatto di appartenere a un network. Questa ipotesi aiuta a interpretare il fenomeno dell’invecchiamento in Italia. La distribuzione del talento relativo alla gestione aziendale è variabile tra i giovani come tra i vecchi: produttività ed età sono, in generale, indipendenti. Ma lungo un’altra dimensione, quella sociale, gli anziani dominano i giovani per l’appartenenza a una rete di relazioni, gruppi di interesse o lobby politiche”. “Se chi controlla l’impresa affianca all’obiettivo della gestione efficiente quello di un management legato a un network, il manager vecchio viene preferito al giovane, a parità di talento. Questa ipotesi ha implicazioni chiare sulla relazione fra età del management e produttività”.