Lunedì scorso il presidente russo Vladimir Putin ha visitato una base aeronautica in Siria apostrofando i militari con proclami non privi di una certa enfasi: “Si sta tornando a casa con la vittoria”, “lo Stato islamico è distrutto”. Mentre annunciava il ritiro delle truppe dal territorio siriano, eccetto che per due contingenti a Tartous e in un’altra base, Putin non ha menzionato, però, il destino delle società militari private che già dal 2015 operano nel Paese per conto di Mosca.
La domanda che si pone l’Associated Press, in un approfondimento dedicato al tema, è se queste milizie private, che hanno preparato il terreno all’intervento diretto della Russia nel conflitto, resteranno o meno sul territorio. Secondo Ap, le compagnie militari private “probabilmente rimarranno per vigilare sui giacimenti di petrolio e gas oggetto di un contratto tra il governo siriano e un’altra compagnia russa che ritenuta collegata allo ‘chef di Putin‘”.
Quest’ultimo è Evgheni Prigozhin, finito recentemente sui giornali di tutto il mondo per esser il presunto coordinatore della fabbrica di fake news legate al Russiagate e alle elezioni americane. A sostegno dell’accordo fra Russia e Siria in merito a almeno un giacimento c’è un contratto di decine di pagine ottenuto dall’Associate Press e che riconosce ai russi “il 25 per cento dei proventi della produzione di petrolio e gas nei giacimenti che le compagnie militari private catturano e proteggono dai militanti dello Stato islamico” (ISIS).
Una delle parti contraenti è una società che fa capo proprio allo “chef di Putin”. Ma nessuno dei diretti interessati ha voluto commentare il documento ottenuto dall’agenzia di stampa internazionale.
Il contingente privato inviato in Russia ha contribuito a ridurre le perdite ufficiali subite dall’esercito russo: 41 sono le perdite dell’esercito regolare, mentre altri 73 sono morti fra le milizie private inviate da Mosca (ma secondo un’altra fonte citata da Ap sarebbero 101). Quello dei contractor privati è un numero che aumenta significativamente le perdite complessive della missione siriana.
Gli accordi firmati con le società di sicurezza hanno impedito ai militari privati e ai membri delle loro famiglie di parlare ai media delle loro attività, fa sapere Associate Press, “i sopravvissuti ricevono un compenso generoso per mantenere il silenzio, e la maggior parte dei tentativi di AP di contattare parenti e amici dei militari privati uccisi non hanno avuto successo”.