NEW YORK (WSI) – Rischio flop dietro l’angolo per l‘Ape volontaria, ovvero l’Anticipo pensionistico, ideato dal governo Renzi per mandare in pensione chi è a tre anni e sette mesi dai requisiti di legge. E’ il pericolo evidenziato in un articolo di Repubblica, in cui si si mettono in evidenzia i pericoli principali della anticipo pensionistico. Pericoli che riguardano soprattutto i costi dell’operazione.
“Si sa che l’Ape è un prestito con un costo – si legge nell’articolo – Si sa anche che il governo Gentiloni è in trattativa con banche e assicurazioni per spuntare un prezzo ragionevole. Ma quel che non si immaginava ancora era la prospettiva di una corsa alle condizioni migliori. Come se si trattasse di un mutuo. Chi prima arriva, meglio vola“.
Ma a quale tasso?
“Lo scorso novembre Palazzo Chigi aveva simulato scenari al 2,5%. Ma nel frattempo le condizioni sono cambiate. Gli spread si sono alzati. Così anche le condizioni di partenza dell’Ape che debutterà il prossimo primo maggio. E la situazione potrebbe peggiorare in corso d’anno. E’ pur vero che si tratta di un tasso fisso(…) Ma con l’inflazione che rialza la testa e le operazioni straordinarie della Bce, (il Quantitative easing), avviate verso la fine, i tassi torneranno a crescere, dopo la lunga bonaccia di questi anni”.
In un quadro di questo genere, il rischio del paradosso è alto:
“A parità di condizioni – anni di contribuzione, futura pensione, anticipo richiesto (sei mesi, un anno o due e fino a un massimo di tre anni e sette mesi) – il lavoratore che fa domanda subito, diciamo a maggio o giugno prossimo, con ogni probabilità spunta condizioni migliori del collega che la inoltra sei mesi dopo, a fine 2017, quando certo trova condizioni di partenza peggiorative”.