Economia

Appello a Draghi: “Grecia va salvata, ecco come”

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ROMA (WSI) – Già allora, quando esplose la crisi Cipro aveva lanciato un chiaro avvertimento: “Per una manciata di miliardi di prestiti a favore di Cipro, l’Europa sta commettendo un’atrocità giuridica e finanziaria senza precedenti, decimando i depositi bancari dei propri cittadini”. Così Francis Morandi, autore del libro “Avanti Italia. Vincere la sfida con i PolitTecnici, intervistato da Wall Street Italia, commentò la decisione dei leader europei di adottare prelievo forzoso sui conti correnti, in quello che venne definito quasi un golpe finanziario.

Oggi Francis Morandi, managing partner del Gruppo Tema Warren Europe, torna a parlare e lo fa rilasciando un’altra intervista a WSI, una sorta di appello al numero uno della Bce, Mario Draghi.

Stavolta, l’esperto affronta la questione Grecia e, così come aveva fatto nel caso di Cipro, suggerisce quella che potrebbe essere una soluzione per porre fine a una tragedia che va avanti da troppo tempo: una tragedia che sta mettendo a dura prova i nervi dei creditori, certo, ma ancora di più i nervi di tutti i cittadini europei, che si interrogano su come l’Europa potrà andare avanti con i ricatti e le ricette di austerity della onnipresente troika (ribattezzata Istituzioni).

WSI – Professor Morandi, che cosa sta rischiando l’Europa con la Grecia? Molti leader ma anche diversi economisti presentano un’Europa apparentemente più solida e più capace di resistere a eventuali shock.

MORANDI – Grazie alla pochezza politica dell’Unione Europea e dei suoi piccoli politici, che un anno e mezzo fa (quando oltretutto in Grecia c’era un Governo meno populista) con un pugnetto di miliardi di euro, potevano sistemare l’affare Grecia, l’Europa rischia ora di generare una crisi pericolosa e dagli esiti incontrollabili sui mercati internazionali, danneggiando così, in primis, l’economia e la finanza europee. E’ ormai evidente che la politica economica e fiscale europea necessitano di una reale ed efficace governance e che non possiamo lasciare solo al buon Draghi il ruolo di statista. I continui contrasti e veti incrociati di molti politicanti europei, nonché certi approcci monetaristici improntati sempre e solo sull’austerità lasciano il tempo che trovano.

WSI – Lei ha una ricetta ben precisa per inaugurare una nuova fase di risveglio in Europa, che propose anche ai tempi della crisi che sconvolse Cipro.

MORANDI – Dobbiamo attivare concrete politiche di sviluppo, di innalzamento della produttività (specie negli apparati e nei meccanismi pubblici) e politiche fiscali ben finalizzate ed omogenee, oltre a sburocratizzare gli ordinamenti e gli adempimenti europei (compresa la posticipazione triennale, dalla normativa cosiddetta “BASEL III”, che sta generando credit crunch significativi che, in tre anni, nella sola Italia, molti stimano nell’ordine di 170 miliardi). Nel brevissimo, in attesa delle necessarie evoluzioni eurostrategiche (altrimenti l’euro si sfalda), cominciando dal salvataggio della Grecia, potremmo adottare soluzioni tattiche, quali gli European Drawing Rights (E.D.R.).

WSI – In che modo tali strumenti potrebbero salvare la Grecia o eventualmente altri paesi? Avrebbero anche altre funzioni?

MORANDI – Gli E.D.R. potrebbero divenire utili e flessibili strumenti in grado di supportare rapidi interventi in situazioni di momentanea criticità di Paesi membri, per prevenire rischi di failure to pay o situazioni di temporanea illiquidità. Essi potrebbero inoltre facilitare (anche nel caso di Stati maggiori della Grecia) la buona realizzazione di interventi evolutivi specifici e concordati, quali, ad esempio, i ritardi nei pagamenti pubblici ai fornitori, la rimessa in moto del mercato del lavoro, il delivery di certe riforme ed altri similari. Di fatto, gli E.D.R. sarebbero strumenti di “pronto intervento contro le crisi gravi e per la crescita“, parziali antidoti all’odierna politica di austerity e di tasse. Il tutto in attesa che si possano emettere finalmente i mitici eurobond, in riferimento a volumi maggiori e con l’obiettivo di sostituire i titoli di debito pubblici nazionali. Essendo sintetici, gli E.D.R. non circolerebbero sul mercato e, di conseguenza, non potrebbero diventare il bersaglio di attività speculative. Inoltre non provocherebbero particolari rischi di inflazione, in quanto, non potendo circolare, la loro emissione avrebbe effetti più rapidi e diversi rispetto al semplice “stampare moneta”.

WSI – Quale sarebbe il rapporto con l’euro?

MORANDI – Come gli Special Drawing Rights dell’ I.M.F. (emessi dal 1969), gli E.D.R. assumerebbero l’importante ruolo di “supporto sintetico, a circolazione finalizzata e assolutamente vincolata”. Si tratterebbe cioè di un’unità convenzionale di conto (come, oltre agli S.P.R., i mitici Blocked Rand del Sud Africa, essenzialmente emessi a tutela della produzione dell’oro), avente parità 1 a 1 con l’euro, emettibile in tranche dalla Commissione Europea. Essi, se del caso, potrebbero essere garantiti (anche solo parzialmente e pro quota) da parte degli stessi Stati dell’area Euro. Una volta emessi, essi sarebbero utilizzati esclusivamente per erogare, in modo mirato e progressivo, degli stanziamenti a beneficio di uno o più Stati in crisi momentanea della zona euro. Il tutto potrebbe avvenire direttamente da parte di uno specifico gruppo di “Polittecnici” dell’Unione Europea, attivabili velocemente e “chirurgicamente ma entro ben precisi limiti”.

WSI – In che modo gli Stati dell’Eurozona sarebbero tutelati, a fronte delle loro garanzie?

MORANDI – La disponibilità delle successive tranche di finanziamenti dovrebbe sempre essere subordinata all’effettivo raggiungimento degli obiettivi intermedi previsti, da parte dei prenditori. Si tratterebbe cioè di fissare, da parte dei predetti “Polittecnici”, dei veri e propri covenant, condizionanti le eventuali erogazioni successive, così come previste dai piani di intervento.

WSI – Ma cosa ci guadagnerebbe l’Eurozona dall’emissione di questi strumenti?

MORANDI -In considerazione delle finalità, i tassi convenzionali di interesse da applicare potrebbero essere assai contenuti (simili, ad esempio, a quelli del FMI e pertanto nell’ordine dello 0,3 – 0,5%), a favore della Tesoreria della UE. Si consideri, in proposito, che il Fondo Salvastati europeo (sia il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria –FESF-, sia il Meccanismo Europeo di Stabilità –MES), sono sempre stati “mal valutati” dalle solite società di rating internazionali (e pertanto i bond da loro emessi scontano tassi di interesse molto ed inutilmente elevati, essendo soggetti ai mercati ed alla libera speculazione internazionale). Conseguentemente tali oneri si ribaltano, con modalità inevitabili, anche sui tassi relativi ai sottostanti prestiti europei agli Stati in difficoltà, accentuandone così i problemi economici e finanziari.

WSI – Non ci sarebbe il rischio di ‘declassare’ il ruolo dell’euro?

MORANDI – Gli European Drawing Rights non metterebbero in discussione l’autorità dell’euro, in quanto, una volta emessi dall’U.E. e assegnati ad uno Stato in situazioni di temporanea difficoltà, potrebbero infatti essere presentati all’incasso, da parte di quest’ultimo, esclusivamente presso l’ E.B.C. e convertiti nella moneta unica, per il loro utilizzo concreto. Da qui il ruolo di puro cassiere della Banca Centrale Europea, che effettuerebbe la conversione erogando i finanziamenti previsti, in diverse tranche, sempre tuttavia nel rispetto dei covenant precedentemente indicati. (Lna)

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