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Apple: ancora nei guai per concorrenza sleale. Titolo polverizza $113 mld in una seduta

Nuovi, e pesanti, guai per Apple. Dopo i problemi con l’Antitrust Ue, ora il gruppo di Cupertino deve vedersela anche con le autorità statunitensi che accusano il gigante hi-tech di aver mantenuto il monopolio nel settore degli smartphone, soffocando la concorrenza e limitando la scelta dei consumatori. E lo fanno con una causa, anche in questo caso come successo nel Vecchio Continente, per violazione delle leggi sulla concorrenza. Ricordiamo a questo proposito che, lo scorso 4 marzo, l’Authority Ue ha inflitto al gruppo una multa record da 1,8 miliardi di euro, ben superiore alle attese, per violazioni alle regole sulla concorrenza con i servizi di streaming musicale.

Le nuove accuse dagli Stati Uniti

Nell’azione legale, il Dipartimento di Giustizia e i procuratori generali di 16 Stati americani hanno messo sotto osservazione tutto l’ecosistema dell’iPhone, che da decenni traina la crescita di Apple.

Cupertino è “una delle società che vale di più al mondo”: il suo utile netto “supera il pil di più di 100 paesi” in gran parte grazie all’iPhone, ha spiegato il ministro della Giustizia Merrick Garland, accusando Apple di aver mantenuto il monopolio “non perché ha prodotto una tecnologia superiore, ma perché ha limitato e utilizzato tattiche di esclusione” nei confronti della concorrenza. “I consumatori non dovrebbero pagare prezzi più alti perché le società violano le leggi antitrust”, ha osservato ancora Garland, accendendo i riflettori sulle barriere introdotte dalla società  per rendere difficile ai suoi clienti l’uscita dal suo ecosistema.

Il documento evidenzia cinque esempi di tecnologie in cui Apple sopprime la concorrenza: super app, app di gioco in streaming su cloud, app di messaggistica, smartwatch e portafogli digitali. L’azienda ha recentemente aggiunto il supporto per i servizi di gioco basati su cloud e ha dichiarato che nel corso dell’anno aggiungerà la messaggistica multipiattaforma RCS.

Cupertino non è comunque l’unica nel mirino della autorità americane, anche se diversi osservatori hanno già definito il suo caso Antitrust come uno dei più significativi nella storia statunitense, insieme a quelli contro At&t, Standard Oil e Microsoft. Il Dipartimento di Giustizia ha infatti fatto causa lo scorso anno a Google per monopolio nel mercato della pubblicità digitale. La Federal Trade Commission invece ha accusato Amazon di usare il suo monopolio per far pagare di più i consumati e sfruttare chi vende sulla piattaforma.

Apple si difende

Apple ha respinto seccamente le accuse e bollato l’azione legale come “sbagliata”.

“In Apple creiamo ogni giorno tecnologia che le persone amano, ideando prodotti che funzionano perfettamente insieme, che proteggono la privacy e la sicurezza delle persone e che creano un’esperienza magica per i nostri utenti”, ha dichiarato l’azienda in un comunicato. “Questa causa minaccia chi siamo e il principio che distingue i nostri prodotti in un mercato fortemente competitivo”, ha spiegato Cupertino, precisando che se la causa avrà successo metterà “in pericolo la nostra capacità di creare la tecnologia che la gente si attende da Apple” e creerà un “precedente pericoloso”, concedendo al governo “il potere di esercitare un ruolo pesante nella progettazione della tecnologia per le persone. Riteniamo che la causa sia sbagliata nei fatti e nella legge e ci difenderemo”.

Titolo in caduta libera

Parole che non bastano a rassicurare il mercato e che allungano un’ombra sui ricavi dai servizi di Apple, un’area che fattura 85 miliardi di dollari l’anno. Ieri, in una seduta record per Wall Street, le azioni dell’azienda sono scese del 4,1% giovedì, cancellando circa 113 miliardi di dollari di valore di mercato e portando la perdita annuale all’11%. Un tempo l’azienda di maggior valore al mondo con oltre 3.000 miliardi di dollari, in questo inizio di anno, Apple ha sottoperformato sia il Nasdaq 100 che l’S&P 500 nel 2024.