NEW YORK (WSI) – Prosegue il braccio di ferro tra l’amministrazione Obama ed Apple in merito alla tutela della privacy.
Ricapitolando a grandi linee la questione, negli ultimi tempi si è accesso un duro scontro tra l’Fbi e il colosso di Cupertino in merito alla richiesta perpetrata dalla prima per decriptare l’iPhone di Syed Rizewan Farook, uno degli autori della strage di San Bernandino dello scorso dicembre in California dove persero la vita 14 persone.
Una richiesta che “minaccia i nostri clienti” scrivono dal quartier generale di Apple che ha trovato in varie personalità del mondo hi tech, come il fondatore di Facebook Mark Zucherberg un accanito sostenitore. Richiesta che poi è arrivata dinanzi al tribunale californiano che ha così ordinato al colosso fondato da Steve Jobs di aiutare l’Fbi ad accedere ai contenuti dell’iPhone dell’attentatore.
Un altro caso, questa volta però non riguardante il terrorismo bensì sostanze stupefacenti, è arrivato dinanzi al giudice di New York e ancora una volta la diatriba è stata tra la tutela della privacy e la necessità di prosegue le indagini. Il tribunale ha dato ragione alla società di Cupertino che non può essere obbligata a sbloccare un iPhone.
Due casi diversi ma che hanno in comune da una parte la necessità di tutelare i dati personali degli utenti e dall’altro di far proseguire la giustizia. Da qui l’auspicio del giudice newyorchese, James Orenstein, che il legislatore trovi al più presto una soluzione.
“Come bilanciare al meglio questi interessi è una questione di importanza cruciale per la nostra società e la necessità di una risposta diventa ogni giorno più urgente, perché i progressi tecnologici oltrepassano i confini di ciò che sembrava possibile anche alcuni decenni fa (…) Il dibattito deve aver luogo oggi, e deve avvenire tra i legislatori che sono attrezzati a considerare le realtà tecnologiche e culturali di un mondo che i loro predecessori non potevano neppure iniziare a concepire”.
Intanto Bruce Sewell, direttore dell’ufficio legale di Cupertino sarà ascoltato oggi, insieme al capo della polizia federale James Comey come testimoni dinanzi alla commissione Giudiziaria della Camera e faranno valere le loro ragioni. Tre sono le domande che il legale di Apple porrà davanti ai politici di Washington e che scateneranno certamente un acceso dibattito:
“Vogliamo porre un limite alla tecnologia che protegge i nostri dati anche se i cyber-attacchi continuano ad aumentare? L’Fbi può impedire a Apple e agli altri gruppi tech di offrire ai cittadini americani i prodotti più sicuri che riesce a produrre? L’Fbi ha il diritto di chiedere a una società di produrre un dispositivo secondo regole specifiche?”.