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Apple, l’ultima vittima delle tensioni USA-Cina

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Apple, la società più capitalizzata del mondo diventa l’ultima vittima delle tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina. Il gigante di Cupertino ha perso all’incirca 194 miliardi di dollari di capitalizzazione in seguito al calo del titolo del 7% a 177 dollari per azione nelle ultime due sedute di trading. Di conseguenza ha sofferto anche l’indice PHLX Semiconductor, che racchiude le 30 maggiori produttori di chip USA, segnando un -2% nella seduta di ieri. Le vendite sul titolo arrivano in seguito al divieto del governo cinese ai funzionari pubblici di utilizzare l’iPhone e altri dispositivi di marca straniera sul luogo di lavoro. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal mercoledì scorso. Mentre ieri, le fonti di stampa USA hanno inasprito il sell-off sul titolo dopo aver riferito che tale divieto potrebbe essere esteso anche alle imprese statali e ad altri enti sostenuti dal governo.

Il peso del divieto degli iPhone

Le tensioni sul titolo sono la conseguenza del divieto di Pechino sull’utilizzo dell’iPhone, tra gli smartphone più diffusi in Cina, da parte dei funzionari statali, che secondo i dati dell’ufficio nazionale di statistica cinese, relativi al 2021, ammontano a poco più di 56 milioni di persone. Il numero di iPhone che Apple vende a livello globale in un anno è circa 230 milioni di unità, quindi il numero di dipendenti cinesi costituiscono una grossa fetta del totale delle vendite.

La Cina si trova in una posizione delicata, da una parte vorrebbe colpire il gigante USA, come del resto hanno fatto gli Stati Uniti anni fa con la società cinese Huawei. Dall’altra il Dragone ha un certo interesse a non danneggiare eccessivamente un importante datore di lavoro locale in un momento difficile per l’economia combinato ad una crescente disoccupazione. Secondo quanto riferisce Wall Street Journal, solo una città cinese ha più di un milione di lavoratori che costruiscono prodotti Apple o sono impiegati in lavori correlati.

Anche Huawei sfida Apple

Oltre alla decisione di Pechino di una stretta per i funzionari governativi sull’uso dell’iPhone, la società di Copertino dovrà affrontare anche altre sfide nel paese. Il colosso tecnologico cinese Huawei Technologies ha lanciato un nuovo smartphone che, secondo quanto riferito, offre una velocità simile al 5G, nonostante il divieto statunitense sul tipo di chip avanzati tipicamente necessari per tali dispositivi. Il nuovo dispositivo di Huawei, Mate 60 Pro. Inoltre, è stato lanciato qualche giorno prima della presentazione di Apple della nuova linea di iPhone 15, in agenda settimana prossima.

L’importanza del mercato cinese

Per capire l’importanza del mercato cinese per la società di Cupertino vediamo alcuni dati. La Cina è il terzo mercato più importante per la società guidata da Tim Cook, rappresentando il 19% delle entrate totali di Apple secondo i dati relativi all’ultimo anno. Le vendite di Apple in Cina hanno generato margini operativi al lordo delle imposte superiori al 12% rispetto al totale della società durante l’ultimo anno fiscale.

Le restrizioni legate al Covid-19 e i disordini sociali hanno ostacolato la produzione di modelli di iPhone Pro in Cina lo scorso anno, con conseguenti ritardi nelle spedizioni durante un periodo chiave di vendite. Apple sta cercando di diversificare la propria impronta produttiva, con l’azienda che ora costruisce dispositivi in paesi come India e Vietnam.

Al di là delle vendite, la Cina è ancora di gran lunga il sito principale per la produzione dei prodotti Apple. E l’iPhone è il prodotto più venduto della società USA, rappresentando il 52% delle entrate. Questo rende Apple un bersaglio relativamente facile nella guerra economica tra Stati Uniti e Cina. Ricordiamo che gli Stati Uniti hanno adottato restrizioni sulle esportazioni di chip e tecnologia avanzata verso la Cina. Il Dragone, a sua volta, ha risposto imponendo le proprie restrizioni alle imprese statunitensi come il produttore di chip di memoria Micron. Inoltre, la Cina ha adottato diverse punizioni per colpire le società americane, ha per esempio negato l’approvazione a importanti operazioni nell’ambito m&a alle società USA Qualcomm, Intel e Applied Materials, gettando un freno ai piani di crescita dei giganti nel settore dei chip.