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Apple: maxi elusione fiscale da $74 miliardi

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New York (WSI) – Questa volta non ci saranno altre scappatoie. Il Congresso di Washington inchioda Apple: ha eluso le tasse per 74 miliardi di dollari. E’ la conclusione di un’indagine parlamentare sul colosso digitale di Cupertino. Si sapeva da tempo che Apple, come altre multinazionali Usa del calibro di Amazon, Google e Starbucks, avrebbe sfruttato ogni appiglio legale per minimizzare il proprio carico fiscale. Ma le dimensioni della sua elusione hanno sorpreso anche gli esperti, e i parlamentari che hanno condotto l’inchiesta.

Secondo il rapporto della sottocommissione permanente di indagine del Senato riportato dalla stampa americana Apple ha evitato il pagamento di miliardi di dollari di tasse negli Stati Uniti e nel mondo tramite divisioni offshore.

Tra il 2009 e il 2012 – come riporta il Washington Post citando l’indagine – la società fondata in California da Steve Jobs ha sottratto alla portata dell’Internal Revenue Service (Irs), l’agenzia delle entrate americane, qualcosa come almeno 74 miliardi di dollari.

Mentre tra le altre multinazionali la pratica di usare controllate estere per evitare le tasse negli Stati Uniti è molto comune, il sistema messo in piedi da Apple sempre secondo il Senato è senza precedenti per complessità e creatività.

In particolare Apple – denunciano gli investigatori – ha 102 miliardi di dollari offshore e ha spostato miliardi di dollari di profitti fuori dagli Stati Uniti in filiali, alcune basate in Irlanda dove ha negoziato un’aliquota inferiore al 2%. Dublino ha, infatti, aliquote per le aziende più basse degli Stati Uniti, il 12% contro il 35% degli Usa.

Ma alcune filiali di Apple non hanno dipendenti e sono gestite da top manager da Cupertino: la normativa irlandese prevede che una società è residente nel paese solo se è gestita e controllata in loco. Ed è per questo – secondo gli investigatori – che Apple è riuscita a risultare senza stato e a evitare il pagamento delle tasse. Su una filiale Apple situata in Irlanda che nel 2011 ha realizzato 22 miliardi di profitti e su quelli la società ha pagato appena lo 0,05% di imposte.

Un’altra filiale sempre secondo il rapporto conclusivo del Congresso ha realizzato 30 miliardi di profitti dal 2009, completamente esentasse. Alcune di queste filiali estere erano, e sono tuttora, semplici scatole vuote, senza alcun dipendente, interamente gestite dal quartier generale californiano.

Una dura requisitoria è stata pronunciata dal senatore democratico, Carl Levin, al termine dell’indagine. “Ad Apple – ha detto – non è bastato spostare i profitti verso un paradiso fiscale: la società ha cercato il santo Graaldell’elusione fiscale”.

Oggi, martedì 21 maggio, il Senato convocherà il chief executive di Apple, Tim Cook, per interrogarlo sulla gigantesca elusione fiscale. Cook ha intenzione di difendere la sua posizione sostenendo che la società produttrice di iPad e iPhone non ha violato le leggi fiscali.

Sempre oggi il manager presenterà una proposta per “semplificare in modo sostanziale” le leggi che regolano le tasse sulle aziende e così cercare di re-indirizzare gli investimenti di capitali in America.