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Apple, ovvero la minaccia che incombe su Wall Street

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ROMA (WSI) – Sembra essere passato davvero tanto tempo da quando il titolo Apple superò quota 700 dollari. Invece era solo il 17 settembre del 2012. Da lì, la discesa delle quotazioni del colosso di Cupertino è stata quasi costante, a parte qualche breve parentesi.

Allora, “a quei tempi”, si parlava ancora del fenomeno Apple, il gigante con il valore superiore a quello combinato di tutte le aziende quotate sui mercati PIGS (diverso dall’acronimo PIIGS, utilizzato da WSI, che comprende anche l’Italia, qui per fortuna non compresa; Apple comunque capitalizza come tutti i titoli di Borsa Italiana).

E invece, soprattutto dopo la comunicazione dei conti, lo scenario per il titolo della società fondata dallo scomparso Steve Jobs, è del tutto cambiato. Tanto che non manca chi prevede uno scivolone delle quotazioni fino a quota 300 dollari. Si tratta di Jeff Gundlach, amministratore delegato della società di investimento, Capital DoubleLine, che ha rivisto al ribasso a 425 dollari il target di fine anno.

Dunque uno scenario ancora più nero di quello attuale, che vede già le azioni di Apple crollate -27% dai massimi di settembre. In fumo sono andati 190 miliardi di dollari di capitalizzazione.

Ieri, poi, a fronte di uno S&P 500 che ha sfiorato la soglia dei 1.500 punti per la prima volta dal 2007, chiudendo poi al massimo in cinque anni, la performance del titolo è stata la peggiore in quattro anni: le quotazioni hanno registrato un tonfo -12% e nessuno sa se questo sia l’inizio della fine, oppure se si tratti soltanto di una parentesi negativa -piuttosto lunga – che sarà seguita da una nuova corsa in borsa.

Quello che si sa, riporta il sito The Atlantic, è che con la flessione di ieri Apple ha perso un ottavo della sua capitalizzazione di mercato, ovvero 52 miliardi di dollari. Si tratta di un valore superiore alla capitalizzazione di alcune società che si possono definire grandi, come Nike o Starbucks.[ARTICLEIMAGE]

I sell off hanno portato il titolo a 450,50 dollari; il mercato ha punito la pubblicazione dei conti, che si sono confermati peggiori delle stime degli analisti, causa le vendite dell’iPhone, che sono state inferiori alle previsioni. A questo punto, la capitalizzazione del colosso è di poco inferiore ai 423 miliardi, fattore che significa che ben presto Apple potrà perdere il titolo di società americana a maggiore capitalizzazione, a favore di Exxon Mobil, che ha un valore di mercato di $416,5 miliardi.

A questo punto la domanda è: il titolo potrà mai tornare a quota $700? Secondo un articolo dell’Economist, Apple non collasserà, ma il picco è stato già testato.

La rivista britannica fa notare come, a partire dalla morte di Steve Jobs nel 2011, il colosso si è concentrato nel rinnovare prodotti già esistenti. “Quanto gli investitori vogliono vedere, è invece il lancio di nuovi prodotti”. A questo punto l’attenzione è rivolta alle prossime mosse, che potrebbero includere una rivoluzione nel mondo della televisione”. Tuttavia “gli scettici mettono in evidenza come schermi televisivi di alta qualità, eleganti e più sottili siano già in vendita”.

Al di là di quelli che saranno i prossimi obiettivi strategici del gigante, quanto preoccupa gli investitori è l’impatto che la performance delle quotazioni ha sull’intera Wall Street.

“Non abbiamo visto nessun’altra società che abbia avuto un impatto così potente” sui ritorni del mercato finanziario”, ha commentato Howard Silverblatt, analista senior di S&P Dow Jones Indices. E la stessa popolarità del titolo ora potrebbe mettere nei guai non pochi fondi di investimento visto che, stando ai dati di Morningstar, l’azione è tra le 10 top presenti nel portafoglio di più di 1.000 fondi lo scorso anno. In poche parole, un fondo su quattro circa possiede Apple.
Lo stesso trend di Wall Street è dunque in pericolo. Basti pensare che lo S&P 500 è in rialzo +4,5% dall’inizio del 2013; ma se Apple non fosse scesa, adesso sarebbe in crescita di quasi +5,7%.

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