Le ultime vendite di iPhone X sotto le attese hanno spinto il management di Apple a correre ai ripari. Per placare gli animi degli azionisti, arrabbiati per i risultati deludenti, l’amministratore delegato Tim Cook sembra intenzionato a fare un regalo inaspettato agli shareholder: un dividendo e un piano di buyback speciale che potrebbe raggiungere i 450 miliardi di dollari tra un paio di anni, secondo quanto riferito dal Times.
I problemi di Apple, anche perché considerati un evento raro, sono finiti in evidenza sulle pagine di tutti i media specializzati e non. C’è chi ha scritto che all’interno dell’azienda sono cresciuti i timori che alla fine mettere sul mercato uno smartphone di alta gamma da mille dollari potrebbe non essere stata un’idea così vincente.
I dubbi crescenti di analisi e mercato circa le decisioni prese dai dirigenti di Apple hanno provocato un calo dei titoli quest’anno. Daniel Ives, un analista rispettato di GBH Insights a New York, ha fatto sapere che Wall Street è addirittura “completamente nel panico” dopo aver conosciuto le cifre legate agli ultimi modelli di iPhone, il prodotto di punta della gamma Apple.
Il colosso di Cupertino, deluso dalla domanda globale per l’iPhone X, intende produrre soltanto 8 milioni di modelli nel secondo trimestre dell’anno in corso. La domanda sembra si sia raffreddata nel 2018 dopo che sono stati acquistati 77,3 milioni di modelli nel trimestre delle festività natalizie.
L’iPhone X è andato forte all’inizio, se si pensa che ha contribuito al 35% delle vendite totali di telefonini nel quarto trimestre del 2017. Tuttavia l’interesse è andato scemando, complice il fatto che il mercato globale degli smartphone ha smesso di crescere. I proprietari di telefonini hanno sempre più la tendenza a non cambiare subito modello, ancor meno se si tratta di rinunciare al proprio smartphone per uno più grande.
Da Apple un premio superiore al PIL della Norvegia
Ecco allora che per correre ai ripari Cook sembra abbia deciso di premiare gli azionisti con dividendi e uno schema di riacquisto di azioni proprie che frutterà in totale dai 300 ai 450 miliardi di dollari nei prossimi due-tre anni.
Un programma di “premio” per gli azionisti è in vigore per la verità dal 2012. Praticamente su “suggerimento” di Wall Street, ogni anno intorno a questa data Apple ha consegnato tra i 30 e i 50 miliardi di dollari ulteriori nelle tasche degli azionisti nell’ambito del piano, scrive il Financial Times. Al ritmo attuale, dividendi e buyback saranno fruttati ai possessori di titoli Apple circa 300 miliardi entro marzo dell’anno prossimo.
Apple se lo può permettere anche grazie alla maxi riforma fiscale varata dall’amministrazione. I tagli alla corporate tax di Donald Trump consentiranno al gruppo di rimpatriare 252 miliardi di dollari di contanti senza dover pagare tasse eccessive sui guadagni in conto capitale. Apple infatti non è la sola grande azienda multinazionale a essere andata a pescare nel suo malloppo offshore per ripagare gli investitori della loro fiducia.
Amgen, il cui livello di cash si è ridotto di quasi un quarto lo scorso trimestre, costituisce un caso esemplare (vedi grafico). L’idea di Apple è quella di convincere gli investitori, preoccupati dal rallentamento delle vendite di smartphone, a restare.
Dopo il rimpatrio dei soldi guadagnati all’estero, Apple siede su una montagna da 163 miliardi di dollari in contanti – al netto dei debiti. In febbraio aveva annunciato un piano per ridurla. Se così fosse, secondo le stime del Financial Times, entro il 2020 gli investitori che hanno creduto in Apple dal 2012 avranno guadagnato un totale di 450 miliardi di dollari.
Per avere un’idea di quanto valga questa somma, basti pensare – osserva Jim Reid di Deutsche Bank – che un paese con un PIL annuale di 400 miliardi sarebbe il 28esimo paese economicamente più “forte” al mondo, classificandosi sopra la Norvegia e appena sotto l’Austria.