In un momento di euforia intorno al debito dei mercati emergenti, l’Argentina sta per collocare un bond a 100 anni da 2,75 miliardi di dollari di valore. Si tratta di bond denominati in dollari che scadono tra un secolo. Si tratta di una clamorosa svolta per un paese che qualche anno fa non aveva ancora accesso ai mercati per potersi rifinanziare. L’Argentina è difatti tornata sui mercati di capitali solo l’anno scorso.
Il paese che ha fatto default nel 2001 su 100 miliardi di debito pubblico ha trascorso più di un decennio di tempo a lottare in tribunale contro i fondi “avvoltoio” americani che chiedevano di essere risarciti per tale fallimento storico. Sorprende quindi che sia l’Argentina, un ‘serial defaulter’ finito in bancarotta più volte, a emettere un bond “secolare”, una tipologia di emissione abbastanza rara (lanciata per ora solo da UK, Irlanda e Messico) e che punta sulla fiducia nella solidità creditizia a lunghissimo termine dell’emittente.
L’Argentina ha reperito $2,75 miliardi in un’asta che ha riscontrato una domanda elevata (pari a 9,75 miliardi di dollari, 3,5 volte superiore all’offerta). Il rendimento finale è stato del 7,9% contro l’8,5% stimato. E pensare che lo Stato sudamericano ha rimosso i controlli di capitale soltanto due anni fa e che il credito del paese deve ancora riconquistare il rating di investment-grade. Tuttavia gli investitori sembrano salutare con favore le nomine di funzionari pro mercati da parte dell’amministrazione del presidente Mauricio Macri, oltre al varo di riforme strutturali importanti.
Dopo che Macri è riuscito a trovare un accordo con i creditori che si rifiutavano di accettare la ristrutturazione del debito finito insolvente, nell’aprile dell’anno scorso l’Argentina era tornata sui mercati con un’emissione da 16,5 miliardi di dollari di debito che aveva riscontrato un buon successo. Visti i precedenti, tuttavia, che il paese non faccia default nei prossimi 100 anni pare una scommessa come minimo azzardata.
Da allora il paese ha emesso diversi tipi di bond, denominati in valute e con scadenze differenti. L’interesse per i titoli del debito dei mercati in via di Sviluppo sta crescendo: negli ultimi 12 mesi l’indice dei bond denominati in dollari dei paesi emergenti misurato da JP Morgan ha garantito un ritorno da investimento del 9%.
Adam Bothamley, head of debt syndicate di HSBC, spiega al Financial Times che la domanda per questo tipo di bond a lunghissima scadenza esiste: “più che concentrarsi sulla durata centennale del bond, bisogna pensarlo come un modo che gli investitori hanno di esprimere la loro opinione molto positiva sulla parabola storica” del paese.