NEW YORK (WSI) – Sullo stato attuale morente dell’economia argentina se ne sono scritte tante, per lo meno fuori dai confini del paese ricco di risorse, sopravvissuto a una delle piu’ devastanti crisi del debito degli ultimi tempi.
Una rara inchiesta giornalistica interna intitolata “El paraìso de Cristina” (vedi video sotto), che porta la firma dell’inviato Jorge Lanata, rischia di far capitolare definitivamente la cupola di imprenditori e politici che agiscono sotto l’ala protettrice dell’amministrazione Kirchner, famiglia che occupa la Casa Rosada da un decennio.
Se l’ex leader Nestor Kirchner e i suo protetti erano gia’ stati coinvolti in scandali legati a esportazione di capitali in conti offshore e corruzione, e’ la prima volta in cui la stessa presidenta Cristina Kirchner de Fernandez finisce nell’occhio del ciclone. A destare sospetti e’ stato uno scalo prolungato non comunicato nel paradiso fiscale delle Seychelles, dove la 60enne vedova dell’ex presidente Néstor Kirchner si e’ recata con un volo privato.
La replica del governo alle accuse di esportazione di capitali e appalti truccati, come riporta La Naciòn, non si e’ fatta attendere ed e’ stata feroce nei termini e toni. Prima ancora che la trasmissione mandata in onda domenica scorsa fosse terminata, l’amministrazione ha inviato un tweet in cui di accusava Lanata di “infamie, bugie, insulti e fabbricazioni”, definendo il giornalista un “cecchino al servizio di Hector Magneto e Clarin”.
Nel programma si vede Lanata in visita alle Seychelles per una ricerca circa gli affari di due imprenditori argentini, uno dei quali e’ anche il principale appaltatore dei lavori pubblici in corso in Patagonia, nelle isole dell’Oceano indiano. I due, coinvolti in uno scandalo di riciclaggio, si presume abbiano approfittato della protezione delle autorita’ di Buenos Aires.
Insieme a Belize e Panama, le Seychelles sono state citate dall’imprenditore Federico Elaskar tra i paradisi fiscali utilizzati per fare transitare i suoi soldi dal contractor Lazaro Baez e pare che fosse il modo con cui il denaro veniva ridiretto in Argentina tramite lo Stato Usa del Nevada.
“IL PARADISO DI CRISTINA”
Secondo il programma televisivo “Periodismo Para Todos” (Giornalismo per tutti, una sorta di Report in versione argentina) nelle isole ha sede la societa’ Adyne, gruppo indagato dalla procura per i suo legami sospetti con l’azienda finanziaria SGI, meglio nota con il soprannome di “La Rosadita”, il diminutivo per la Casa Rosada.
E’ qui che le operazioni di riciclaggio di denaro e di cambio in dollari (vietate agli altri mortali in Argentina) hanno avuto luogo. Il gruppo e’ ora attivo sotto il nome di Helvetic Services Group, HSG.
Tuttavia la verita’ e’ piu’ complessa. Aldyne e’ una holding che detiene 148 aziende nel Nevada e che secondo le indagini degli inquirenti – citate da Lanata nel suo servizio – rimangono sotto il controllo di Helvetic, il fondo svizzero misterioso acquistato da “La Rosadiata” non appena e’ esploso il caso dei fondi occulti e delle personalita’ di alto profilo ospitate nel quartiere alla moda di Puerto Madero.
La Presidenta ha effettuato una chiamata dalla Seychelles a fine gennaio, quando ufficialmente si sarebbe dovuta in teoria trovare in giro per alcune nazioni dell’Asia, tra cui il Vietnam, nell’ambito di un tour per rafforzare i legami con le potenze del continente.
Lo scalo nelle isole dell’Oceano indiano non e’ stato messo a bilancio, anche se e’ stato citato al Congresso da un parlamentare durante la discussione per approvare un decreto legge volto a convincere gli argentini a rimpatriare i loro fondi nel paese. La misura equivale a una sorta di condono per i presunti evasori, che non incorrereranno in multe o tasse particolari e che non saranno sottoposti a domande di alcun tipo.
Qui sotto il servizio che incastra la Presidenta Kirchner “Il paradiso di Cristina”:
L’ex presidente argentino nonche’ ex compagno di Cristina era conosciuto per la sua passione per i paradisi fiscali. L’acquisto di casseforti dalla banca Rio Gallegos e’ venuto alla luce quando queste sono state messe all’asta subito dopo che l’istituto ha spostato la sua sede.
Ora si trovano nelle ville di famiglia nella provincia di Santa Cruz. Un suo ex alleato politico ha confidato che “Nestor aveva bisogno di sentire i soldi nelle sue mani”.
Ma questa e’ la prima volta che viene citata in un ruolo non secondario Cristina, la quale, nella visita non ufficiale al paradiso fiscale, vi avrebbe trascorso due giorni e non 13 ore come e’ stato comunicato.
DATI FALSIFICATI ED ECONOMIA IN GINOCCHIO
La storia di successo del Paese, ripresosi dopo la grave crisi del debito dell’inizio degli Anni 2000, sta svanendo. Il Paese deve fare i conti con una fuga di capitali e – accusato di falsificare i dati macro su inflazione e bilancio – rischia di subire la censura dal Fmi.
Non ci sono molti elementi che stimolano l’interesse degli investitori stranieri: il debito cresce, i prezzi al consumo salgono esponenzialmente e l’economia e’ in fil di vita.
Come recita il romanzo piu’ conosciuto di Mario Vargas Llosa, “Conversación en La Catedral”, e’ difficile determinare il momento preciso in cui le cose hanno incominciato ad andare male.
Un punto di svolta potrebbe essere stato il licenziamento dei dipendenti pubblici dall’Istat argentino (Indec) a inizio 2007. E’ da quel momento che Buenos Aires e’ accusato di manipolare i dati sull’indice dei prezzi al consumo, per evitare di gettare nel panico economisti e popolazione.
Dal nascondere il pericolo di una iper inflazione (il dato ufficiale e’ sotto il 10% l’anno, ma quella reale si aggira intorno al 20-25%) il Dipartimento di Statistica e’ passato a falsificare i dati del Pil.
A prescindere dalla data in cui tutto e’ iniziato, la questione rimane. La propaganda ha preso il posto del realismo e la storia di successo rischia di trasformarsi in un nuovo caos economico.
Ad alimentare la corsa dei prezzi sono state le politiche espansive monetarie, fiscali e sul versante dei salari. Invece di moderare il ritmo della domanda aggregata, il governo ha fatto affidamento sempre di piu’ sui tassi di cambio, usandoli come àncora per tenere sotto controllo i prezzi.
La strategia, particolarmente intensa nel 2010 e 2011, si e’ rivelata controproducente. In quei due anni i prezzi interni sono saliti del 54%, mentre il tasso di cambio nominale solo del 12%. Come risultato il tasso di cambio reale e’ salito di prezzo in maniera significativa, compromettendo la congiuntura economica.
In un contesto del genere, l’occupazione nel settore privato, gli stipendi, il Pil e gli investimenti hanno subito un calo notevole. A fine 2011 l’economia e’ rimasta intrappolata in una fase di stagnazione e ancora non ne e’ uscita.
Gran parte degli analisti ritengono che l’Argentina abbia ormai sprecato un’opportunita’ unica per cavalcare la crescita a tassi sostenuti registrata nei primi anni successivi alla crisi del debito che ha portato al default delle finanze statali.
Come il mago di uno dei racconti di “Finzioni”, dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, che plasma un figlio nella materia dei sogni, per poi scoprire di essere lui a sua volta un sogno, l’Argentina, dopo aver manipolato i dati economici e illuso il suo popolo, rischia presto di doversi svegliare e fare i conti con la realta’.
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