Argentina prova ad evitare default, più tempo per trovare un accordo con creditori
Si profila un nuovo slittamento nei negoziati tra l’Argentina e i suoi creditori internazionali per rinegoziare il debito di quasi 65 miliardi di dollari.
A due giorni dalla scadenza, fissata per il 22 maggio, il ministro dell’economia argentino Martin Guzman ha lasciato intendere che i colloqui continueranno probabilmente oltre quella data.
Un segnale, che lascia aperta la porta ad un accordo all’ultimo minuto in grado di evitare che il paese sudamericano, incline alla crisi, finisca per la nona volta in default.
“Siamo del parere che vi siano buone chance che la scadenza sia prorogata in modo da poter eventualmente apportare le modifiche necessarie per raggiungere un accordo sostenibile con i nostri creditori”, ha detto Guzman ieri, aggiungendo che le parti sono impegnate in un “dialogo costruttivo”, ma hanno bisogno di più temp per raggiungere un accordo. Un accordo – che per il ministro – “deve consentire all’Argentina di tornare in piedi”.
Lo scorso 17 aprile, l’Argentina ha provato, senza successo, a raggiungere con i creditori internazionali in possesso di obbligazioni un’intesa di ristrutturazione del debito, che includeva un periodo di grazia di tre anni fino a tutto il 2022, e un taglio significativo ai pagamenti di interessi del paese.
Da allora, secondo le indicazioni di Guzman, i creditori hanno presentato tre controproposte per ristrutturare il debito.
Cosa sta succedendo?
I colloqui per ristrutturare il debito argentino sono ormai proseguono da circa cinque mesi. Nel frattempo, l’economia del paese, già alle prese con una recessione da due anni, tassi di inflazione altissimi e livelli di povertà in aumento, è stata duramente colpita dalla pandemia di coronavirus.
Ad oggi, 8.809 persone hanno contratto Covid-19 con 393 morti a livello nazionale, secondo i dati compilati dalla Johns Hopkins University.
All’inizio di questo mese, un gruppo di importanti economisti tra cui il vincitore del premio Nobel Joseph Stiglitz ha invitato gli obbligazionisti a “agire con lealtà”, sostenendo che la riduzione del debito per l’Argentina sarebbe “l’unico modo per combattere la pandemia e impostare l’economia su un percorso sostenibile”.
Nel frattempo, due giorni fa, la Banca centrale argentina (Bcra) è corsa di nuovo ai ripari per tenere in sicurezza il valore della divisa nazionale a fronte dell’allarme suscitato nei mercati di un possibile fallimento della trattativa sul debito internazionale, entrata nella settimana cruciale.
L’autorità monetaria è intervenuta attraverso la Commissione nazionale valori (Cnv, l’equivalente della nostra Consob) limitando le operazioni di cambio peso-dollaro che persone fisiche e giuridiche effettuano sui mercati attraverso la compravendita di azioni o titoli.
In questo mercato, conosciuto come “parallelo”, la moneta statunitense è arrivata ad essere scambiata fino 1 38 pesos, contro i 70 fissati come valore ufficiale dalla stessa Bcra. Una fluttuazione che risente soprattutto del pericolo di un default.