Una debacle finanziaria che riapre vecchie ferite per gli argentini quella degli ultimi giorni con la valuta nazionale, il peso, sotto la minaccia dell’iper inflazione e un presidente Mauricio Macri che per salvare l’economia e risparmiare il suo popolo da una nuova crisi finanziaria chiede aiuto al Fondo Monetario Internazionale.
Nonostante la banca centrale dell’Argentina abbia deciso per un maxi rialzo dei tassi tre volte dal 27 aprile, issandoli al 40%, il peso ha continuano a crollare e il presidente ha dovuto fare ricorso al Fondo monetario internazionale, cercando un accordo di stand-by per un prestito di almeno 30 miliardi di dollari (anche se altre fonti parlando addirittura di 50 miliardi). Che significa in stand by? Che non verrebbe incassato subito, ma utilizzato se la situazione dovesse peggiorare ancora.
La condizione per far sì che l’Argentina ottenga il prestito è che raggiunga una serie di obiettivi economici, sul fronte per esempio dell’inflazione e della politica monetaria. I tassi di interesse sono stati portati in pochi giorni al 40% proprio per impedire una svalutazione del peso (-20% nel 2018) e mettere un freno alla fiammata dei prezzi al consumo. Il costo della vita per le famiglie è cresciuto del 30% da gennaio.
“Sarà politicamente molto difficile”, ha dichiarato Jorge Mariscal, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management per i mercati emergenti parlando alla Cnbc. “L’opposizione cercherà di venderlo come: ‘Ancora una volta stiamo vendendo il nostro personale per soddisfare le condizioni dell’FMI‘”.
L’ultima volta che l’Argentina ha concluso un accordo di standby con l’Fmi è quasi 20 anni fa quando il tasso di disoccupazione del paese era salito al 20 per cento, i salari si erano ridotti e la gente aveva ritirato grandi somme di pesos dai propri conti bancari per cambiarli in dollari USA.
Macri, eletto nel 2015, è stato acclamato come il primo presidente favorevole al mercato in anni ma martedì annunciando l’intervento del Fondo guidato da Christine Lagarde ha parlato di una mossa che contribuirebbe a “evitare una crisi come quelle che abbiamo affrontato prima”, aggiungendo che “ci permetterà di rafforzare il nostro programma di crescita e sviluppo”.
Ma agli argentini non è andata proprio giù e secondo un sondaggio tre su quattro sono contrari al prestito esterno volto a combattere la svalutazione del peso. Così ieri e oggi al grido “NO all’FMI” gli argentini scendono in piazza in segno di protesta contro la decisione di Macri.