C’è aria di crisi tra le società tecnologiche americane, che navigano a vista in un contesto economico sempre più difficile. Dopo Facebook, anche Amazon pare deciso a imboccare la strada del contenimento dei costi. Stando ad un documento interno, citato dal “New York Times“, il colosso dell’e-commerce avrebbe bloccato, per il momento, tutte le sue assunzioni nella sua attività per il resto dell’anno. Tranne nel settore strategico del cloud computing, che continua a garantire una solida espansione e che continua ad avere una vasta richiesta di forza lavoro. “Amazon continua ad avere un numero significativo di ruoli aperti disponibili in tutta l’azienda”, ha dichiarato Brad Glasser, un portavoce di Amazon, affermando che alcune divisioni dell’azienda sono più mature di altre “e ci aspettiamo di continuare ad adeguare le nostre strategie di assunzione in ciascuna di queste attività in vari momenti”.
Non solo Amazon: il mercato del lavoro Usa frena
Il congelamento delle assunzioni da parte di quello che è il secondo datore di lavoro nel settore privato più grande degli Stati Uniti è un altro segnale che il mercato del lavoro Usa sta frenando. Una conferma in questo senso è arrivata martedì dai dati diffusi dal Dipartimento del lavoro, da cui emerge un rallentamento delle assunzioni in alcuni settori. Ad agosto sono state aperte circa 10,1 milioni posizioni, in calo rispetto agli 11,2 milioni di luglio.
Dopo un’era frenetica di assunzioni di bonus, aumenti e carenze nell’offerta, i datori di lavoro stanno tirando i remi in barca. I licenziamenti sono leggermente aumentati agosto (1,5 milioni), anche se sono rimasti al di sotto della media storica.
Tra i settori più interessati dal rallentamento delle assunzioni, spicca il settore tecnologico. Ciò include startup e società quotate in borsa come Peloton e Shopify. Ma anche le grandi aziende non sono state immuni.
La scorsa settimana Meta, la società madre di Facebook, ha comunicato ai dipendenti la di aver congelato le assunzioni per la maggior parte delle posizioni. Una decisione che riflette un deterioramento della raccolta dati e pubblicità, che sta perdendo smalto in parte per via delle nuove normative per la privacy imposte da Apple sul tracciamento degli utenti dell’iPhone, in parte per via della concorrenza in particolare di TikTok, che sta attirando gli utenti più giovani.