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Arm, l’azienda di chip vola a Wall Street. Ma gli affari con la Cina preoccupano l’America

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Il più grande debutto a Wall Street degli ultimi due anni se lo è aggiudicato Arm Holdings, una società britannica specializzata nella progettazione di chip sotto il controllo del colosso giapponese SoftBank, con le azioni fissate a un prezzo di 51 dollari ciascuna e che ha portato la valutazione di mercato dell’azienda a raggiungere i 52,3 miliardi di dollari.

Ma se da un lato l’entrata di Arm nel mondo di Wall Street è diventata storica per il raggiungimento del suo valore, dall’altro è diventato una fonte di preoccupazione per i suoi legami con la Cina, da anni un paese affamato di chip che però è sotto la lente d’ingrandimento di Washington. La documentazione normativa del mese scorso di Arm ha infatti evidenziato che un quarto delle sue vendite proviene dalla Cina.

La storia di Arm

È possibile che non tutti siano a conoscenza di Arm, ma i suoi prodotti sono estremamente diffusi e richiesti nel mondo. Fondata nel 1990 come una joint venture tra Apple, VLSI Technology e Acorn Computer, questa azienda con sede nel Regno Unito si dedica alla progettazione di componenti chiave dei chip che si trovano in quasi tutti gli smartphone in circolazione nel mondo, così come nei personal computer, nei data center e in una crescente percentuale di veicoli automobilistici.

Nel corso dei suoi oltre trent’anni di storia, Arm ha consegnato al mercato oltre 250 miliardi di chip basati sul suo design, di cui ben 30 miliardi sono stati prodotti nel corso dell’ultimo anno fiscale. Va notato che Arm si occupa della progettazione dei circuiti interni ai chip, ma non si occupa direttamente della produzione dei microprocessori. Tuttavia, il suo ruolo è fondamentale poiché fornisce il protocollo necessario affinché un chip possa eseguire i calcoli richiesti dalle applicazioni e far funzionare il software. Questo servizio risparmia ai progettisti di chip l’arduo sforzo e l’investimento necessario per sviluppare questa parte essenziale, consentendo loro di concentrarsi su altri aspetti della progettazione.

I legami con la Cina

La società Arm è attualmente di proprietà di SoftBank, ma nel 2018 ha preso una decisione significativa istituendo una joint venture in Cina, nota come Arm China. In questa operazione, Arm ha ceduto il 51% delle azioni della joint venture a un consorzio di investitori cinesi. Le operazioni condotte in Cina sono di estrema importanza per l’azienda britannica, poiché nel 2021 hanno generato un fatturato di 700 milioni di dollari, e le previsioni per quest’anno indicano una crescita che potrebbe portare il fatturato a toccare i 900 milioni.

Ma Arm China, al contrario di come può pensare il nome, non è sotto il controllo di Arm e nemmeno di Softbank. Come dice l’azienda britannica di chip nel suo prospetto informativo:

Arm China è un’entità che opera indipendentemente a noi ed è il nostro cliente più grande. Né noi né il Gruppo SoftBank controlliamo le operazioni di Arm China

Ma sparsi tra le centinaia di pagine del prospetto viene fuori che comunque la Cina è il secondo mercato più grande per Arm. Le vendite nel paese orientale hanno contribuito per il 24,5% dei suoi ricavi di 2,68 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2023, secondo i documenti pubblicati lunedì prima dell’offerta pubblica iniziale. Ciò rende Arm China uno dei principali clienti di Arm.

Arm è un intermediario nel settore dei semiconduttori, che è una delle principali fonti di tensione nelle relazioni Usa-Cina. Entrambi i paesi stanno facendo grandi progressi per aumentare la potenza dei chip e la propria presenza nel settore e ciascun paese ha recentemente adottato controlli rigorosi sulle esportazioni volti a limitare la capacità dell’altro. Il presidente della Securities and Exchange Commission Jay Clayton ha affermato martedì che le grandi società pubbliche con affari in Cina dovrebbero rivelare pubblicamente la loro presenza nel mercato cinese e cosa intendono fare nel caso in cui dovessero interrompere le collaborazioni nel paese asiatico.

Il caso di Allen Wu

Arm China (e la stessa Arm) è stata anche oggetto di una battaglia legale con il suo ex amministratore delegato, Allen Wu. Una situazione che ha messo in luce le crescenti tensioni tra la Cina e le società tecnologiche occidentali e che solleva interrogativi sul quadro regolatorio e legale cinese in cui operano le aziende tecnologiche.

Nel 2020, il consiglio di amministrazione di Arm aveva scoperto un grave conflitto di interessi legato a Wu e aveva votato per rimuoverlo dalla posizione. Tuttavia, Wu aveva resistito, sostituendo il personale di gestione con i suoi sostenitori e avviando azioni legali per bloccare la sua rimozione, mantenendo così il controllo della joint venture. La situazione si è ulteriormente complicata a causa dell’ostacolo all’accordo tra SoftBank e Nvidia per la vendita di Arm, dovuto alle autorità antitrust negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa. Di conseguenza, SoftBank aveva deciso di quotare Arm in borsa tramite un’offerta pubblica iniziale entro marzo 2023. Tuttavia, la resistenza di Wu aveva impedito ad Arm di accedere ai libri contabili di Arm China, rendendo difficile il processo di quotazione in borsa.

La situazione ha subito una svolta quando le autorità cinesi hanno rimosso Wu come rappresentante legale di Arm China, aprendo la strada alla nomina di nuovi dirigenti, nonostante Wu abbia opposto resistenza cercando di impedire fisicamente l’accesso agli uffici e lanciando una campagna di opposizione all’interno della joint venture. Alla fine, la sua resistenza è stata soppressa e, con l’aiuto della polizia, i nuovi dirigenti hanno preso il controllo dell’azienda.