NEW YORK (WSI) – L’America fa dietrofront su fucili e pistole. La riforma sulle armi, promossa con forza da Barack Obama, perde un pezzo importante: la messa al bando dei controversi fucili d’assalto non ci sarà. Lo hanno deciso i vertici del partito democratico al termine di un aspro confronto. Così il provvedimento che il partito dell’asinello presenterà in Aula al Senato il mese prossimo non potrà contare su questa misura chiesta a gran voce dalle associazioni anti-armi.
La più delusa per questa decisione la senatrice della California, Dianne Feinstein, prima firmataria della riforma. Il bando di queste armi letali sarà contenuto solo in un emendamento, ma la scelta di non inserire questo tema nel testo base fa capire che non c’è un clima molto favorevole.
A fermare l’iniziativa è stato il capogruppo Harry Reid, senatore eletto in Arizona. Il passo indietro imposto da Reid si spiega con la preoccupazione sua e di molti democratici eletti negli Stati del West di non essere rieletti alle prossime elezioni di midterm, nel novembre 2014.
In queste realtà, anche gli elettori democratici sono fan delle armi, e non capirebbero scelte nette da parte dei propri eletti circa la limitazione del possesso anche dei controversi fucili da guerra. Reid ha detto chiaramente che un testo che contenesse questo divieto avrebbe appena 40 voti su 100 al Senato. Come dire, nasce morto. Visto che nella Camera Alta i democratici possono contare su una maggioranza di 55 voti, è chiaro che almeno 15 colleghi di partito di Obama su questo punto non la pensano come il Presidente.
Con la Camera in mano all’opposizione repubblicana, Obama per primo sa che è necessario un’intesa bipartisan se si vuole far approvare il provvedimento. Resta tuttavia ancora aperta la strada dell’emendamento: secondo la proposta di Feinstein, si dovrebbe proibire la vendita al pubblico di circa 160 fucili mitragliatori: una categoria in cui rientrano le armi tristemente famose per essere state usate nelle stragi più recenti, da Aurora a Newtown.