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Arrestati i Ligresti. Il pm: “Traditi piccoli azionisti”

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ROMA (WSI) – “Emerge uno spaccato inquietante: un uso strumentale di una societa’ come Fonsai, laddove risulta essere stata piegata all’interesse di una parte dell’azionariato. L’effetto e’ stato perdita di credibilita’ e il tradimento di piccoli azionisti”.

E’ quanto ha affermato Vittorio Nessi,procuratore aggiunto, commentando l’inchiesta della Procura di Torino, che ha portato a 7 arresti, tra cui Salvatore Ligresti e i suoi tre figli, Jonella, Giulia e Paolo.

Nessi ha spiegato che la procura di Torino ha deciso di procedere per evitare il rischio di fuga, ma anche per il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.

L’intera famiglia Ligresti è stata arrestata dalla Guardia di Finanza di Torino stamattina. In manette anche gli ex AD di FonSai, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta oltre che l’ex vicepresidente Paolo Talarico.

Le ipotesi di reato sono quelle di falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato. I media fanno sapere che una conferenza stampa degli inquirenti è stata convocata alle 11.

Nei confronti della famiglia Ligresti e gli ex a.d. di Fondiaria Assicurazioni la procura torinese ha spiccato sette ordinanze cautelari.

A eseguire i provvedimenti nei confronti di Salvatore Ligresti e i suoi tre figli, e nei confronti dei due ex amministratori delegati Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta, oltre all’ex vice presidente pro-tempore Antonio Talarico, la Guardia di Finanza torinese.

I provvedimenti giudiziari sono scattati per le ipotesi di reato di falso in bilancio aggravato e di manipolazione di mercato.

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I fatti contestati dagli investigatori riguardano l’occultamento al mercato di un ‘buco’ nella riserva sinistri di circa 600 milioni di Euro.

Un’informazione determinante per le scelte degli investitori, la cui mancata comunicazione ha cagionato un grave danno ad almeno 12.000 risparmiatori.
Il giornale riporta che una conferenza stampa degli inquirenti è stata convocata alle 11.

A Piazza Affari in un primo momento il titolo FonSai cede l’1,2% a 1,51 euro, facendo peggio del resto del mercato. Alla reazione motiva segue però un’analisi concreta dei fatti. Essendo sotto il cappello di Unipol, i titoli della galassia Ligresti non rischiano nulla. Ecco allora che nel primo pomeriggio FonSai e Milano Assicurazioni accelerano al rialzo.

IL PASSATO CONTROVERSO

Salvatore Ligresti, ottantenne immobiliarista e dirigente, e’ una delle figure piu’ controverse tra le pedine chiave della scacchiera del capitalismo italiano. Arrivato dal nulla, da Catania, lo si ritrova a meta’ Anni 80 a Milano: nel giro di pochi anni e’ gia’ diventato il re del mattone. Il re di Milano, come si diceva allora.

Conosce anche Michele Sindona, ma i due incontri chiave sono quelli con Enrico Cuccia, lume titolare di Mediobanca e snodo del potere italiano, e Bettino Craxi, leader del Partito Socialista Italiano (PSI). Negli Anni 70 diventa poi proprietario della compagnia di assicurazione SAI, compagnia nata nel 1921, dopo aver superato l’ostacolo rappresentato dall’imprenditore chimico Raffaele Ursini, inizialmente suo mentore, che negava di averglieva venduta. Di prepotenza e in un lampo e’ entrato a far parte dell’elite della finanza.

Nonostante i debiti accumulati, per Ligresti le porte di Milano non si sono mai chiuse. Sicuramente l’amicizia con il patron di Mediobanca ha molto a che vedere con un simile trattamento di favore. E’ sempre rimasto sulla cresta dell’onda, risorgendo dalle ceneri piu’ volte. L’ultima in ordine di tempo e’ la terza volta. Gia’ una volta era stato salvato dall’amicizia con Cuccia.

Oltre a essere stato un costruttore immobiliare di successo, Ligresti e’ stato anche uno degli uomini piu’ ricchi del paese negli Anni 90, quando ha scalato le classifiche di Forbes. Sopratutto e’ diventato uno degli uomini piu’ benestanti d’Italia in pochi anni.

Nel 1988-89 era sostanzialmente fallito, ma venne salvato da Mediobanca. Ligresti e’ successivamente uscito indenne dalle inchieste di mafia, ma con il processo Tangentopoli ecco registrarsi la sua caduta. Se si effettua un flashback di 30 anni, si trova infatti l’uomo d’affari nell’occhio del ciclone, accusato di aver pagato mazzette in cambio di appalti. Una pratica molto diffusa allora (e sicuramente non sparita del tutto, come dimostra l’ultimo caso di Finmeccanica).

La banca fondata nel 1946 da Cuccia salvo’ Ligresti, chiedendo in cambio che la quota di SAI di proprieta’ di Montedison finisse dentro l’ombrello di Mediobanca. L’universo di Cuccia inglobo’ cosi’ anche le storiche assicurazioni fiorentine. Nasceva Fondiaria-Sai.

Riportando avanti le lancette del tempo, troviamo la magistratura che indaga sull’intera galassia Ligresti: Fonsai, Premafin e Milano Assicurazioni. La magistratura ha chiesto il fallimento per le altre due societa’ non quotate della sfera dell’immobiliarista, Sinergia e Imco.

Negli ultimi due anni le perdite di FonSai sono state pari a circa 2 miliardi di euro. Ligresti ha invece intascato centinaia di milioni di euro. In qualche caso, come quello di Ata Hotels, hanno persino scaricato perdite future sulla Fondiaria.

Allora a Fondiaria l’operazione di soccorso non era convenuta, affatto. Perche’ la banca lo ha fatto, allora? Per tutelare il sistema di potere di Ligresti, evidentemente, che fino a qualche mese fa, per capirne l’aura di influenza, siedeva anche nel CdA di Unicredit.

Nonostante la ricapitalizzazione, una pioggia di compensi ha ricoperto i dirigenti del gruppo: 5 milioni e mezzo ai tre figli di Ligresti, 10 milioni a Marchionni. Anche Geronimo e Vincenzo La Russa hanno avuto la loro buonuscita. Il tutto a discapito del piccolo risparmiatore, con aumenti di capitale pesanti che diluiranno il capitale.

Elio Lannutti, di Italia dei Valori, ha presentato 20 interrogazioni al governo sulla questione, ma dai ministri non ha ottenuto nessuna risposta. La speranza che sia fatta giustizia risiede nei pm: Ligresti e’ indagato per aggiotaggio. L’ipotesi della procura e’ che il valore della holding sia stato oggetto di manipolazioni.

Dalle carte delle indagini si legge che “societa’ offshore non riconducibili a Ligresti, acquistavano i titoli Premafin” a comando. Obiettivo: tenere la quotazione su determinati livelli a vantaggio dell’ex Re del mattone di Milano.

“Questi soldi non torneranno mai indietro”: ne sono convinti giornalisti e analisti. L’obiettivo celato e’ solo quello di rimandare nel tempo il momento in cui le banche dovranno ammettere di aver perso il denaro e adottare quindi una svalutazione.