Bangkok – Listini asiatici in calo. Tornano i timori sullo stato di salute dell’economia globale, dopo i dati deboli giunti dagli Stati Uniti e dalla Cina. Venerdì i dati sull’occupazione Usa hanno registrato solo 18.000 nuovi posti di lavoro, ben al di sotto le aspettative. Durante il weekend, la Cina ha registrato una crescita dei prezzi al massimo da 3 anni (+6,4%) e un rallentamento delle importazioni, che sono andate ad aumentare l’avanzo commerciale del dragone. Montano inoltre i timori che la crisi del debito europea si stia allargando anche in Italia, la terza più grande economia della regione. Continua il calo dell’eurodollaro a $1,4192.
L’indice Dow Jones Asian Titans della regione perde circa l’1,4%. Nikkei (-0,67% in chiusura) con gli investitori che preferiscono ritirare i guadagni generati dai rialzi della scorsa settimana. Kospi di Seul (-1,18%) con l’outlook globale che spinge in calo gli esportatori. Asx200 dell’Australia (-1,51%) colpito dai timori sulla ripresa economica e sull’impatto della carbon tax sugli utili aziendali. Hang Seng di Hong Kong (-1,07%) teme ulteriori misure di stretta monetaria da Pechino, dopo che l’inflazione a giugno ha raggiunto i massimi da 3 anni. Shanghai Composite della Cina (+0,22%). Straits Times di Singapore (-0,71%).
Il mercato lancia comunque dei segnali che ulteriori ribassi siano improbabili. “La correzione dei mercati è stata debole, segnale che gli investitori non sono eccessivamente orsi e che preferiscono comprare sui ribassi, piuttosto che vendere sui rialzi”, ha detto a Reuters Khiem Do, chairman di Barings Asset Management a Hong Kong. “Sembra essere un’ottima giornata per chi è alla caccia di buone opportunità”.
Tra le commodities, greggio e agricoli in calo, metalli in rialzo. Wti ($95,53, -0,7%), Brent ($117,71, -0,52%), oro ($1.547,1, +0,36%), argento ($36,6, +0,18%) e rame ($4,408, +0,12%).
Eurodollaro a $1,4192 (-0,16%). Sullo yen a ¥114,65 (+0,17%).