Dal 2012 viveva nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e stamani Julian Assange, il 47enne fondatore di Wikileaks, è stato arrestato.
Nell’ambasciata ecuadorena Assange si trovava da sette anni quando invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro, si è rifugiato nell’ambasciata di Londra e ha chiesto asilo. Asilo concesso dall’allora presidente Rafael Correa che ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks secondo cui l’estradizione in Svezia lo avrebbe esposto al rischio di un’estradizione a sua volta negli Stati Uniti, dove è accusato per la pubblicazione di documenti segreti del governo americano. Il nuovo presidente ecuadoriano Lenín Moreno, da quando era stato eletto nel 2017, aveva sempre detto di voler rivedere la situazione di Assange e oggi ha revocato l’asilo politico.
Moreno ha comunque spiegato di aver ricevuto rassicurazioni da parte del Regno Unito sul fatto che Assange non verrà estradato in paesi che prevedono la pena di morte. Scotland Yard ha potuto così irrompere nell’ambasciata e procedere all’arresto di Julian Assange che ora si trova nella stazione centrale di Londra della polizia britannica.
L’arresto di Assange, dopo 7 anni di ingiusta privazione di libertà, è una inquietante manifestazione di insofferenza verso chi promuove trasparenza e libertà come WikiLeaks. Amici britannici, il mondo vi guarda, l’Italia vi guarda. Libertà per Assange”.
Queste le parole del sottosegretario agli Esteri italiano, Manlio Di Stefano. Anche la Russia condanna l’arresto di Assange tramite il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
L’arresto a Londra del fondatore di Wikileaks è un duro colpo alla democrazia.