NEW YORK (WSI) – Gli investitori guardano al 2017 con una preoccupazione in mente, quella della volatilita’. E’ quanto emerge da un sondaggio di Natixis, secondo cui in vista di un saliscendi delle Borse, gli investitori istituzionali interpellati dicono di preferire la gestione attiva, esprimendo una certa apprensione sulle distorsioni di mercato che le strategie passive sono in grado di determinare. Nel dettaglio, si legge in una nota:
· Il 73% afferma che l’attuale contesto di mercato è favorevole alla gestione attiva
· Il 78% afferma di essere disposto a pagare commissioni più alte per una potenziale sovraperformance
· Il 49% afferma che le gestioni passive creano distorsioni sui prezzi relativi delle azioni sul trade off rischio/rendimento
· Il 64% afferma che la gestione attiva fornisce migliori rendimenti ponderati al rischio rispetto a quella passiva.
In un’ottica di lungo termine, invece:
gli investitori istituzionali utilizzeranno le gestioni passive in misura inferiore rispetto a quanto avevano dichiarato negli anni passati. Essi affermano che il 67% dei propri asset è gestito attivamente, mentre il 33% è gestito in modo passivo. Nei prossimi tre anni, gli investitori istituzionali si aspettano che la percentuale di investimenti passivi nei propri portafogli possa crescere solo di un punto percentuale, fino al 34%. Nel sondaggio di Natixis del 2015, invece, gli investitori dichiaravano che nell’arco di tre anni il 43% dei propri asset sarebbe stato gestito passivamente.
Tra le ragioni che spingono a utilizzare le strategie passive, l’88% degli intervistati indica:
il desiderio di tenere sotto controllo le commissioni di gestione, mentre il 57% indica come altro motivo la prevalenza sul mercato di falsi fondi attivi (“closet indexers”) – ovvero gestori che applicano le più elevate commissioni della gestione attiva, mettendo però in atto strategie indice che non si discostano dai benchmark di riferimento. Il 75% degli intervistati afferma anche che gli investitori retail non sono a conoscenza dei rischi delle strategie passive, nutrendo nel loro utilizzo un falso senso di sicurezza.
Tra gli altri trend che emergono per il 2017, spicca l’aumento degli interessati ad aumentare l’utilizzo delle strategie alternative:
il 50% dei decision-markes intervistati intende aumentare nei propri portafogli l’utilizzo delle strategie alternative, i due terzi in ottica di diversificazione (il 67%) e un terzo per mitigare il rischio (31%). L’azionario emergente, le emissioni high yield e il settore dei finanziari sono gli altri grandi trend per il prossimo anno.
Dal sondaggio emerge inoltre:
• L’aumento degli investimenti alternativi: gli investitori istituzionali si posizioneranno ulteriormente sugli investimenti alternativi, aumentando il loro peso all’interno dei portafogli dal 18% al 22%. In leggero aumento anche il peso delle azioni, dal 34 al 36%, mentre è in diminuzione il peso delle obbligazioni, dal 35 al 32%.
• Le asset class potenzialmente migliori: tra le azioni, il 39% degli investitori pensa che le azioni dei mercati emergenti saranno le migliori nel 2017. Tra gli alternativi, il 32% afferma che a performare meglio sarà il private equity. Tra le obbligazioni, invece, il 53% indica come favorite le emissioni high yield.
• Le possibili delusioni: al contrario, gli investitori pensano che a ostacolare le performance saranno il mercato azionario americano (41%), i bond governativi di medio-lungo termine (67%) e, tra gli alternativi, il real estate (29%).
• I migliori settori: gli istituzionali indicano che il settore dei finanziari sarà quello più performante, mentre la più grande delusione potrebbe provenire dal settore delle utilities. Nell’ambito del private equity, i settori migliori saranno media e telecomunicazioni, infrastrutture e healthcare.