Investimenti

Asset Manager tornano a sovrappresare l’azionario, come cambia l’asset allocation ideale

Cambio di rotta nelle strategie d’investimento degli Asset Manager rispetto agli orientamenti di inizio anno. Per effetto della ripresa delle politiche espansive delle Banche Centrali, la principale novità, nel processo di ricomposizione dei portafogli Private, è data dalla ritrovata centralità dell’azionario, visto in sovrappeso sia a 12 che a 36 mesi.  È quanto emerge dalla lettura dell’AIPB Outlook 2025 (“Disegnare la nuova rotta per gli investimenti”) dell’Associazione Italiana Private Banking (AIPB), che evidenzia per comparto obbligazionario, fortemente “sovrappesato” a inizio anno, una previsione positiva per i prossimi 12 mesi, destinata poi diventare più neutrale nel medio periodo. Migliora anche la view legata al real estate e peggiora quella dei private market. Il cash, infine, continua ad essere sottopesato.

Azioni

Nel dettaglio, per quanto riguarda il comparto azionario, su cui gli asset manager esprimono una view overweight, le principali aree geografiche d’interesse sono mercati emergenti (55%) e Stati Uniti (55%, ma vi è un 20% che ritiene di sottopesarli nel breve). L’Italia è da sovrappesare per il 19% e sottopesare per il 13%. In linea con i rischi evidenziati di tensioni commerciali e le difficoltà economiche del Paese, sulla Cina prevalgono view neutrali (45%) e di sottopeso (40%).

Relativamente ai settori, ai primi tre posti rimangono sempre healthcare/pharma (86%), tech (62%, ma con un 38% di underweight) e banche (54%); le costruzioni registrano una crescita importante (25% overweight); le ultime due posizioni sono occupate da automotive e industria, per cui vi sono solo giudizi neutrali o di sottopeso, in particolare per l’auto (85%) che risente delle enormi difficoltà legate alla transizione in corso.

Obbligazioni

L’asset class obbligazionaria (overweight a 12 mesi, neutral a 36) vede salire in testa alla classifica degli investimenti previsti per il prossimo anno i bond dei mercati emergenti (60%), seguiti da investment grade e high yield, seppur con maggiori differenze di vedute, soprattutto per questi ultimi. A livello geografico, vi è una prevalenza per l’Europa (52%; 39% per l’Italia), mentre la Cina è da sottopesare per il 53% degli asset manager. Infine, gli investimenti in private markets, nel medio periodo, presentano una view positiva o neutrale (per il 43% dei gestori).

E l’asset allocation ideale? Gli strategist delle banche associate ad Aipb ipotizzano, nel medio-lungo termine, un portafoglio modello composto al 46% da azioni, al 37% da bond, e nella restante parte da immobiliare (6%), private markets (8%) e solo 4% di liquidità.

La view del Private Banking sulle asset class

Rispetto agli asset manager, gli strategist delle banche associate ad AIPB esprimono un orientamento più favorevole verso l’obbligazionario nei 12 mesi a venire (79% sovrappeso vs 55% delle SGR che mettevano al primo posto l’azionario), mentre a tre anni la view si riavvicina, con un overweight dell’equity (93% vs 68% degli asset manager) e un atteggiamento più neutrale sull’obbligazionario (sovrappeso 27% degli strategist vs 37% AM). Sul cash vi è identità di vedute (sottopeso sia nel breve che nel medio), mentre sui private market prevale una maggiore neutralità nel medio periodo.

Prospettive economiche più rosee

L’Outlook d’autunno presenta un contesto in evoluzione rispetto all’edizione di inizio d’anno anche dal punto di vista macroeconomico. La principale novità è data dal miglioramento delle aspettative a livello globale. Il 18% degli operatori si aspetta una crescita moderata per l’Europa, trainata soprattutto da Spagna (65%) e dai Paesi dell’Europa Emergente (es. Repubblica Ceca, Ungheria, Grecia, Polonia; 29%), mentre nessun operatore si attende che il nucleo “storico”, composto da Germania e Francia ottenga i migliori risultati nel continente, mentre per l’Italia la percentuale si ferma al 12%.

Permangono diversità di vedute sulla dinamica inflattiva e le politiche monetarie adottate dalle banche centrali di Francoforte e Washington per farvi fronte. Il 57% degli asset manager si attende che l’inflazione in Europa si posizioni tra il 2 e il 2,5%, mentre per il 48% sarà tra il 2,5 e il 3% negli USA. Ne consegue che il target, a giudizio della maggioranza degli operatori (55%), sarà raggiunto nel 2025 in Europa, mentre vi è una maggiore incertezza per gli Stati Uniti (gli operatori si dividono parimenti al 40% tra 2025 e 2026).

Diversa anche la visione sugli effetti delle politiche monetarie adottate dalle due banche centrali: per il 55% potrebbe causare una recessione in Europa, mentre per il 64% le decisioni di Washington non limiteranno la crescita USA. Vi è invece concordanza sul fatto che le politiche rimarranno espansive nei prossimi 12 mesi, sia in Europa (82%) che negli Stati Uniti (91%), così come sulnumero di tagli (più di 3) di BCE (62%) e FED (68%).

I rischi per i mercati

Passando ad analizzare i principali fattore di rischio sui mercati, al primo posto spiccano le tensioni tra USA e Cina , seguito da una possibile recessione globale. Oltre la metà (52%) degli operatori ritiene che siano limitati i rischi di politiche monetarie restrittive a causa dell’elevata inflazione. Non sfuggono dal radar i conflitti in atto (Israele – Hamas e Russia – Ucraina), ma sono causa di preoccupazioni di media intensità (52 e 67%, rispettivamente). Rispetto all’ultima analisi calano molto i rischi legati alla bolla AI/tecnologica (dal 5° al 9° posto) e aumentano quelli legati al credit crunch (elevati per il 25%, contro il precedente 17%).