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Asta Italia: tassi a 30 anni superano il 5%

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ROMA (WSI) – Il Tesoro italiano ha emesso Btp a 3 e a 30 anni. E’ tornato così sul mercato il titolo con scadenza nel 2044, importante termometro per valutare l’interesse degli investitori verso i bond italiani a lunga scadenza.

BTP a 3 anni, con scadenza nel maggio del 2016, collocato a un tasso pari al 2,33%, in calo rispetto al 2,38% del collocamento precedente, a fronte di un bid to cover a 1,34, invariato rispetto all’ultima emissione, per un valore di 3,5 miliardi.

BTP a 30 anni collocati per 1,461 miliardi a un tasso del 5,19%, con un rapporto bid to cover a 1,30. Emessi infine CCTeu a cinque anni al 2,68%, bid to cover a 1,7, per un valore di 1,5 miliardi di euro. Il tasso dell’asta precedente si era attestato al 2,61%, mentre il bid to cover era stato più basso, a 1,46.

Complessivamente l’Italia è riuscita a collocare l’ammontare collocato nella parte alta delle previsioni: 6,35 miliardi di euro contro il target di 5-6,5 miliardi di euro atteso. (ma non tutto l’ammontare previsto).

Alla vigilia, proprio qualche ora dopo la decisione di S&P di abbassare il rating sull’Italia a due livelli appena al di sopra del livello “junk”, spazzatura, sono stati comunicati i dati del collocamento dei Bot a 12 mesi. I rendimenti sono saliti oltre l’1% per la prima volta dal marzo di quest’anno, precisamente all’1,07%.

IL COMMENTO DI FILIPPO DIODOVICH, MARKET STRATEGIST DI IG MARKET

Il Tesoro italiano è riuscito a collocare 6,35 miliardi di euro in BTP 3 anni, BTP 30 anni e CCTEU.

Nel dettaglio sono stati assegnati 3,385 miliardi di euro in BTP con scadenza a 3 anni con un rendimento medio pari all’2,33%, in discesa rispetto al 2,38% registrato nell’asta precedente di giugno. Il rapporto di copertura è rimasto invariato all’1,34.

Collocati 1,431 miliardi di euro in BTP con scadenza 30 anni (seconda tranche del BTP emesso a maggio dopo due anni di assenza sul mercato) rendimento in forte rialzo dal 4,985% al 5,19% (sopra al limite del 5% considerato strategico per molti operatori) con un bid to cover ratio all’1,3.

Rendimento in leggera discesa per il BTP a 3 anni ma in forte aumento per il BTP a 30 anni. Da interpretare negativamente anche il mancato raggiungimento dell’intero collocamento dell’offerta proposta dal Tesoro. I rapporti di copertura sono stati molto deboli e ben inferiori alle nostre attese (soprattutto il trentennale).

Soffre la domanda per i titoli italiani dopo la decisione di martedì sera dell’agenzia S&P’s di tagliare il rating sul debito a lungo termine dell’Italia da BBB+ a BBB. A rendere meno appetibili i governativi italiani è stato anche il forte aumento delle tensioni politiche dopo la richiesta del PDL di fermare per 3 giorni i lavori parlamentari a seguito della decisione della Corte di Cassazione di anticipare al 30 luglio l’udienza del processo Mediaset.

Non sembra invece aver avuto alcun effetto positivo sulle aste italiane le dichiarazioni del governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, rilasciate a Boston al National Bureau of Economic Research. Il numero uno della banca centrale statunitense ha usato toni molto accomodanti in merito alla politica monetaria ed ha affermato che l’economia del paese a stelle e strisce avrà ancora bisogno degli stimoli monetari per l’immediato futuro.

Avevamo previsto nel report di ieri un Bernanke molto colomba proprio per calmierare le tensioni sui Treasury a lungo termine mostrate nelle ultime due settimane (rendimenti in forte rialzo).

Crediamo, tuttavia, che il “tapering”, ovvero il processo di graduale diminuzione dell’ammontare di acquisti di titoli governativi da parte della Federal Reserve, dovrebbe partire nell’autunno 2013 (probabilmente a ottobre/novembre) quando il mondo del lavoro continuerà a evidenziare miglioramenti nello stato di salute e soprattutto con l’inflazione prossima al target del 2%. Proprio dalle minute dell’ultimo meeting della FED si puo’ osservare come un membro del Board James Bullard (Presidente della Federal Reserve di St Louis) abbia votato contro le misure adottate proprio sui timori che l’indice dei prezzi al consumo si allontanasse troppo dall’obiettivo prefissato del 2%.