Scade giovedì il termine per evitare che Astaldi finisca in amministrazione straordinaria, presentando il piano di ristrutturazione del general contractor romano finito in concordato preventivo.
Se da una parte il gruppo giapponese Ihi si è defilato, sul tavolo c’è l’offerta di Salini Impregilo. MilanoFinanza sottolinea che ieri si è tenuto un consiglio d’amministrazione di Astaldi. Il board ha affrontato “da una parte l’analisi della situazione” alla luce del passo indietro fatto dai giapponesi di Ihi (che nei giorni scorsi si sono sfilati dell’operazione) e “dall’altra la formalizzazione dell’accordo con Fortress per un prestito ponte da 75 milioni la cui erogazione è prevista per oggi”.
Stando ai rumors il gruppo guidato da Pietro Salini dovrebbe mettere sul piatto circa 300 milioni di euro, mentre le banche più esposte sul gruppo, come Intesa Unicredit e Banco Bpm, dovrebbero convertire i crediti in strumenti finanziari.
Rimane come opzione anche la possibilità che Astaldi presenti un piano da solo e che intervenga Cassa Depositi e Prestiti. Se Cdp non può intervenire in aziende in difficoltà, potrebbe valutare un’operazione creare un grande player domestico in un settore che vede tante aziende in difficoltà.
Promuove tale operazione dal punto di vista dimensionale Renato Panichi, senior director corporate ratings di S&P Global Ratings, ma dietro l’angolo c’è il problema del debito “che rischia di essere un fardello”.
“A dicembre abbiamo messo i rating di Salini sotto osservazione, con implicazioni negative, in seguito alla decisione avversa nell’arbitrato su Panama. E’ chiaro che un ulteriore indebolimento dei meriti creditizi legati ad un investimento in Astaldi può pesare negativamente sul rating, ma per avere un quadro compiuto è fondamentale vedere i dettagli del piano”.