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Attentati Parigi, familiari devono pagare tasse dovute dalle vittime

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PARIGI (WSI) – È polemica in Francia per una legge che prevede che i familiari paghino le tasse dovute ai parenti defunti. Senza alcun ripensamento, infatti, il Tesoro francese chiede che i familiari delle vittime degli attentati di Parigi del 13 novembre paghino le imposte sul reddito al posto dei parenti scomparsi.

Viste le polemiche e la valanga di testimonianze contrarie a una simile richiesta ritenuta da molti senza pietà, le autorità francesi potrebbero ravvedersi in un futuro non troppo lontano. Ma per il momento la rigidità fiscale e per certi versi ottusità politica della Francia fa il giro del mondo.

La testata BFMTV scrive che “le famiglie delle vittime del 13 novembre hanno ricevuto un altro duro colpo con la dichiarazione dei redditi dei loro parenti scomparsi. La legge prevede infatti che le tasse di una persona deceduta siano pagate dalla famiglia. Ma i familiari delle vittime degli attentati terroristici chiedono di poter ricevere un trattamento di favore”.

Al giornale free press 20 minutes, Emmanuel Domenach, scampato al massacro del Bataclan e vice-presidente dell’associazione «13 novembre: fratellanza e verità» ha espresso, parlando a nome dei cari delle vittime, una certa perplessità sulla legge.

La ricezione della dichiarazione dei redditi è stata ricevuta con dolore da chi è sopravvissuto agli attentati, perché “le persone che hanno perso un coniuge il 13 novembre sono così venute a conoscenza del fatto che dovranno pagare le tasse sui redditi prodotti tra gennaio e novembre 2015, anche se alla persona in questione non resta più che un solo stipendio, nel migliore dei casi, per arrivare alla fine del mese e tirare avanti la famiglia”.

Dura lex sed lex

I genitori di figli morti durante gli attacchi hanno anche loro ricevuto una dichiarazione dei redditi. Ciò senza nemmeno che il Tesoro francese abbia mostrato un po’ di tatto. Non solo non viene loro concesso un trattamento di riguardo, ma la dichiarazione dei redditi non viene accompagnata nemmeno da una parola di condoglianze né da una frase esplicativa o consolatoria.

Quanto ai sopravvissuti che portano ancora le ferite degli attacchi e che prima della tragedia esercitavano un’attività indipendente, i loro redditi sono scesi di molto dopo gli attentati perché non sono più (o non sono ancora) in grado di lavorare. Alcuni di loro non possono proprio pagare, mentre altri non vogliono, perché ritengono che le vittime di attentati sono stati colpiti in nome della Francia e che lo Stato abbia il dovere di aiutarli.

La mancanza di empatia da parte del Tesoro francese è contestabile almeno quanto l’anomalia giuridica della vicenda. I familiari delle vittime sono infatti sottoposti a un’asimmetria di trattamento quando si tratta di far valere i loro diritti e di potersi assicurare la “sopravvivenza” finanziaria.

Il trattamento è asimmetrico perché le autorità governative sono tanto pronte a reclamare senza alcun tatto quello che la legge permette di esigere, almeno quanto altre autorità difficilmente fanno sforzi per comunicare alle persone coinvolte negli eventi drammatici dello scorso novembre quali sono i loro diritti.

È in quest’ottica che bisogna cercare di comprendere l’esasperazione alla quale sono arrivati i familiari delle vittime, come una madre in lutto per la morte della figlia 25enne, Elisabeth Boissinot, la quale secondo TF1 avrebbe “minacciato di congelare le sue tasse” se la Francia finanzierà le spese del processo a Salah Abdeslam, una delle menti degli attentati terroristici di matrice jihadista (ISIS).