BOLOGNA (WSI) – Incredulità e sgomento negli occhi dei primi passeggeri italiani di ritorno da Istanbul dopo l’attacco terroristico allo scalo di Ataturk che ha provocato 42 morti, di cui almeno 15 stranieri, e 239 feriti. Tre uomini scesi da un taxi hanno fatto fuoco all’interno dell’aeroporto, pieno di persone in partenza e poi si sono fatti esplodere vicino ad un terminal dello scalo di Istanbul. Un gesto che porta tutti i segni dei terroristi dell’Isis che dopo l’attacco di Parigi e di Bruxelles torna a spargere sangue.
Ieri sono arrivati all’aeroporto Marconi a Bologna i primi italiani di ritorno da Istanbul. La ompagnia di bandiera Turkish airlines aveva cancellato il volo in arrivo alle 9,25 a Bologna, che sarebbe poi dovuto ripartire alla volta della metropoli sul Bosforo alle 10,25. Poi, nel pomeriggio, lo sblocco e il rientro in Italia, alle 18,14. Ecco le testimonianze di alcuni di loro:
“Io provenivo da Baku (Azerbaijan) e se non avessi saputo quello che era accaduto non mi sarei accorto di nulla – racconta Nicola Tegoni, membro dell’organizzazione di una gara internazionale di tiro a volo e tiro a segno –. Non ho visto persone armate, la situazione era tranquilla, abbiamo fatto solo un controllo più del dovuto nell’area di transito che di solito non subiamo”. Tegoni e gli altri membri dell’organizzazione sapevano di quanto era accaduto fin dall’inizio, ma hanno deciso comunque di prendere il volo su Istanbul e di non cambaire i propri programmi. “Non serve a nulla cambiare – dice –. Se uno si fa spaventare da queste cose non va più da nessuna parte e, soprattutto, così vincerebbero ‘loro’. Se ci si lascia spaventare è finita”. Moreno Bartoli, orefice di Arezzo, martedì sera stava cenando nei pressi dell’aeroporto, ma non si è accorto di nulla se non per qualche attesa di troppo a rientrare in albergo, come conferma il figlio Samuele mentre lo aspetta al Marconi.
Difficile rendersi conto subito della tragedia accaduta per i tanti che sono arrivati per scalo, dopo voli intercontinentali, nelle prime ore del mattino all’Ataturk, come Mirko e Stefania. Mirko Tosi, installatore per un’azienda farmaceutica, era sul volo da Jakarta (Indonesia) mentre Istanbul veniva attaccata. “Sono arrivato alle 4,30, ci hanno fatto scendere in mezzo alla pista, poi cancellato subito i primi voli – racconta –. L’aeroporto era blindato, pieno di gente, ma non si riusciva a capire cosa era successo. Dovevo prendere il volo del mattino, ma è stato cancellato e solo dalla gente in fila, quella che riusciva a connettersi a internet, ho saputo”. “Siamo arrivati alle 5 in aeroporto da Hong Kong, dove viviamo e il clima era stranamente desolante – spiega Stefania –. La lounge era chiusa, c’era folla, ma non personale. Internet non funzionava, il wi-fi neppure e il personale non diceva nulla”.
Fonte: Il Resto del Carlino