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Aumento Iva rinviato? Il piano del governo

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ROMA (WSI) – «Sto lavorando, c’è da lavorare. Stiamo individuando delle opzioni. Ma il governo le valuterà collegialmente». Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ieri è rimasto a casa, a Roma. Non è andato al ministero ma non è stata una domenica di solo riposo dopo le discussioni di Bruxelles. In contatto telefonico col presidente del Consiglio Enrico Letta, ha approfondito i dossier più delicati in attesa di una decisione, primo fra tutti quello sul rinvio dell’aumento di 1 punto di Iva che scatterà il 1° luglio. Il pressing del capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta, le polemiche politiche, non lo turbano più di tanto. Saccomanni le aveva messe in conto quando aveva accettato il difficile compito di assumere la regia dei conti pubblici del governo Letta.

«Serve una larga intesa» ripete da giorni. Come dire che il problema è politico non tecnico. Perché se così fosse, se si trattasse solo di numeri non ci sarebbero molte alternative al restare fermi, a non toccare nulla. Perlomeno in questa fase. Perché le risorse per finanziare la misura fiscale, dopo la sospensione dell’Imu e il pacchetto lavoro, sono scarse. Saccomanni non dà cifre ma dal Tesoro filtra che i tecnici del ministero sarebbero comunque riusciti a recuperare i fondi, circa 1 miliardo, necessari a sostenere un rinvio dell’aumento dell’Iva di tre mesi. La decisione comunque sarà «collegiale» come lo sarà l’eventuale assunzione di costi più gravosi. Nelle casse dello Stato non ci sono infatti tesoretti o riserve, ma solo capitoli di spesa e di entrata da verificare per vedere se ci sono spazi da recuperare. Saccomanni, a dire il vero, lo sapeva anche prima di diventare ministro dell’Economia. Ma ora, a cinquanta giorni dalla sua nomina, ne ha avuto la conferma.

Forse l’ex direttore generale della Banca d’Italia, però, non aveva chiaro il quadro degli sprechi che emergono dal bilancio e che il nuovo Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, incaricato a fare le pulci al bilancio, va rispolverando. «Penuria e miseria nello Stato fanno rima con spese e sprechi» si mormora nei corridoi del ministro di via XX settembre. Fatto sta che la messa a punto di un nuovo piano, con una griglia ben più severa di quella utilizzata dal governo Monti, di spending review è diventata una priorità. Come lo sono diventati a ruota i tagli delle agevolazioni fiscali, partendo dal lavoro impostato nel precedente esecutivo da Vieri Ceriani. Insomma senza la lotta agli sprechi – è la convinzione che circola tra gli esperti del Tesoro – le risorse per fare gli interventi di riforma fiscale e sul lavoro programmati non ci saranno mai. Anche perché il bilancio, considerato il vincolo del 3% del rapporto deficit-Pil, non offre spazi di manovra per il 2013 mentre sono ancora da definire le prospettive per il 2014. Anzi per quest’anno sono sorti nuovi timori e Saccomanni segue con molta attenzione l’andamento dei mercati e dei tassi di interesse sui titoli di Stato che da qualche settimana hanno ripreso a salire, inasprendosi ancora di più dopo l’annuncio da parte della Federal Reserve Usa dell’intenzione di allentare progressivamente le politiche di stimolo dell’economia. Non sorprende quindi che al Tesoro abbiano tutti gli occhi puntati sulle prossime aste di Bot e Btp e Ctz in programma la prossima settimana per 18,5 miliardi di euro. Un rialzo dei tassi e degli spread con i titoli pubblici tedeschi appesantirebbe gli oneri del debito pubblico erodendo ancora di più i margini di manovra del bilancio. Senza contare che vanno invece al ribasso le stime del gettito, in particolare quello dell’Iva più legato di altri all’andamento dell’economia. Ed è ai segnali di ripresa, che potrebbe cambiare in meglio l’intero scenario delle risorse disponibili, che Saccomanni è tornato a guardare proprio in questi giorni monitorando con attenzione lo sviluppo del programma di rimborso dei debiti della Pubblica amministrazione, che pesa sul bilancio ma promette – ed è l’unica misura presa finora a farlo – un impulso alla crescita del Prodotto interno lordo.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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di Barbara Corrao

Due miliardi da trovare in 48 ore. La caccia alla copertura per il rinvio di tre mesi dell’Iva e per dare un segnale concreto sull’occupazione è concentrato nella settimana che si apre oggi.

Ma è probabile che il governo spacchetti in due parti gli interventi per l’occupazione: mercoledì quelli a «costo zero» sulla flessibilità in entrata e quelli destinati al Sud dove la disoccupazione giovanile è più drammatica, riposizionando 1 miliardo di fondi Ue; fatto il primo balzo in avanti, il lavoro proseguirà, dopo il vertice europeo di giovedì e venerdì prossimi, sia con interventi ad hoc anche per il Nord una volta che sarà trovata la copertura aggiuntiva di 1 miliardo di fondi nazionali, al momento ancora incerta; sia con la legge di Stabilità che è il luogo deputato per ulteriori interventi di più ampio respiro.

Il problema dell’Iva, che pure sarà oggetto di un’avvio di discussione mercoledì, sarà in concreto varato a fine settimana.

Ma soprattutto, il rinvio di tre mesi dell’aumento dell’aliquota base dal 21 al 22 per cento, che pure avrà bisogno di una copertura, lascerà comunque tempo al governo per rivedere e decidere gli stanziamenti in coordinamento con la riorganizzazione della tassazione sugli immobili, Imu e catasto, che il presidente del Consiglio Enrico Letta ancora ieri ha confermato di voler concludere entro il 31 agosto.

Il percorso, che il governo sta delineando in questo ore, non è casuale. Il vertice europeo del 27 e 28 giugno è convocato sull’occupazione ma si voterà anche sull’uscita dell’Italia dalla procedura per deficit eccessivo. E non si vuole innescare qualche meccanismo che possa provocare bruschi irrigidimenti tra i partner europei.

Dopo il vertice gli spazi di manovra saranno meno stretti e si conquista anche tempo per trovare coperture adeguate. Tutti argomenti al centro dell’incontro che Enrico Letta ha avuto ieri con il ministro dell’Economia Saccomanni e del Lavoro Giovannini.

FLESSIBILITÀ E STAGE

«Dobbiamo rimettere il lavoro dei giovani al centro», ha ribadito ancora ieri il premier Enrico Letta. Si riparte dunque dalla legge Fornero e dai contratti atipici per arrivare alla conclusione che la riforma è stata troppo rigida e che la flessibilità in entrata, soprattutto in un momento di crisi, è necessaria.

Quindi, meno vincoli sulle condizioni a cui agganciare i contratti a termine e tempi più brevi tra un contratto e l’altro, 10-20 giorni.

Nel pacchetto di misure sul lavoro, come si è detto, si riparte dal Sud utilizzando un miliardo di Fondi Ue destinati al programma di convergenza e che, con l’assenso delle Regioni interessate, potranno essere dirottati alla decontribuzione delle nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani con meno di trent’anni. Si parte dunque dalle Regioni-obiettivo (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) e si allarga l’orizzonte anche a Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna.

Di questo pacchetto, 500 milioni dovrebbero andare alla decontribuzione. Prolungando l’intervento fino al 2015, il governo si aspetta circa 50.000 nuove assunzioni. Inoltre, ci si avvicinerebbe al pacchetto europeo dello Youth Garantee: circa 6 miliardi di risorse suddivise in 7 anni ma che il vertice europeo potrebbe decidere di concentrare in due anni (2014 e 2015) per aggredire il dramma occupazionale con maggior decisione. L’Italia non è sola a spingere in questa direzione, la Germania frena.

Restando però al miliardo di fondi Ue dell’obiettivo convergenza, 400 milioni verrebbero divisi tra tirocini (200 milioni) e al rifinanziamento della legge sull’imprenditorialità giovanile (altri 200 milioni) mentre 100 milioni andrebbero alle cooperative del terzo settore formate soprattutto da giovani. In totale, l’impatto occupazionale atteso arriverebbe a 70.000 nuovi posti di lavoro.

LA FASE DUE

Aggredito il primo zoccolo duro, quello del Sud, l’agenda sul lavoro proseguirà fino a settembre con la legge di Stabilità. Il primo problema da risolvere è dove trovare le risorse per accontentare anche le Regioni del Nord. Servirebbe infatti un miliardo in più in quanto le regioni settentrionali, più efficienti, hanno già impegnato in diversi progetti i fondi europei di convergenza e non possono perciò dirottarli verso l’occupazione. Ma nel pacchetto c’è di più: dal miglioramento dei servizi per l’impiego alla riduzione del cuneo fiscale.
Quanto all’Iva per coprire i costi del rinvio è sempre più probabile un aumento delle sigarette (anche elettroniche) e degli alcolici.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Messaggero – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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