ROMA (WSI) – Nel solo mese di agosto il debito è sceso di 129 miliardi di euro a quota 2.060 miliardi. Ma allargando la forchetta temporale si scopre che in realtà nei primi 8 mesi dell’anno il passivo pubblico è cresciuto e lo ha fatto di 70,6 miliardi di euro. Questo nonostante le misure di rigore composte da taglio alle spese e aumento delle tasse.
Sull’appesantimento del fardello debitorio hanno inciso principalmente il fabbisogno delle Amministrazioni Pubbliche (57,8 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (12,0 miliardi).
Lo comunica la Banca d’Italia sottolineando che sul fabbisogno ha inciso per 8,7 miliardi il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro in difficoltà (comprendente la quota di competenza dell’Italia dei prestiti erogati dall’European Financial Stability Facility – EFSF – pari a 5,8 miliardi e il versamento effettuato in aprile della terza tranche per la sottoscrizione del capitale dell’European Stability Mechanism – ESM – per 2,9 miliardi).
Ad agosto l’Italia aveva devoluto 50 miliardi di euro di aiuti. Se è vero che in percentuale Germania e Francia devono versare finanziamenti più alti in teoria, l’Italia è la nazione europea che complessivamente ha sborsato di più ala fine dei conti.
L’Italia deve infatti finanziare il contributo emettendo debito a tassi del 4-5%, contro l’1-2% dei francesi e dei tedeschi. Nel complesso siamo la nazione europea che fa i maggiori sforzi. Forse alcuni parametri andrebbero rivisti.