Redazione Wall Street Italia pagina 13427
Il titolo è finalmente al centro dell’attenzione dopo aver perso circa il 25% del suo valore da quando, recentemente, è stato collocato. Il Mibtel segna +0,43%. Contrastati i telefonici e i bancari.
Il mercato ora è sostanzialmente fermo, anche se rispetto all’apertura c’è stato un ribaltamento: Londra e Francoforte ora sono positive; Parigi ha perso terreno e ora sta sotto la paritĂ .
La lunghissima asta per aggiudicare le licenze della nuova generazione di telefonia mobile è terminata con cinque vincitori. Quattro inglesi (Vodafone, Bt3G, OnetoOne, Orange) e il canadese Tiw. Lo stato incassa 74.250 miliardi di lire.
Le due societĂ oggi annunceranno ufficialmente la creazione di una joint-venture nelle comunicazioni satellitari. In una conferenza stampa congiunta tra Londra e New York si illustreranno tempi, modi e partner dell’iniziativa.
La societĂ del Gruppo Edison ha presentato al ministero delle Comunicazioni una domanda di licenza individuale per l’installazione e la fornitura di reti pubbliche di telecomunicazioni e per il servizio di telefonia vocale. Gran balzo del titolo in Borsa.
Il Mibtel alle 11 ora italiana segna un rialzo dello 0,33%. Riammesse agli scambi e in crescita le Beni Stabili e le Brembo per le quali si profila un’alleanza all’estero. Tengono bene gli industriali. Telefonici contrastati.
E’ questo il livello di collocamento dei titoli della divisione di telefonia mobile At&t Wireless Group. Quella che partirĂ oggi è la maggiore Ipo mai realizzata a Wall Street.
Il fatturato, nel ’99, è cresciuto del 33% rispetto all’anno precedente. Per la Casa di gioielli romana gli ottimi risultati si possono far risalire a una ripresa della domanda da parte del mercato asiatico, specialmente quello giapponese.
Il primo semestre dell’esercizio ’99/’00 mostra dati “nettamente superiori alle attese”. Aumenta del 98% l’utile netto prima delle voci straordinarie. Entro fine anno previsto il collocamento in Borsa della filiale americana Unisphere Solutions.
Secondo quanto riporta il Financial Times, all’origine della rottura ci sarebbe una richiesta economica troppo elevata da parte della societĂ canadese. In ballo c’era una fusione nel settore dei media.