Auto elettriche, l’indagine UE è l’inizio di una “guerra” con la Cina? Le reazioni di Pechino
Le elezioni europee sono vicine, ma prima di allora l’attuale presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha voluto sorprendere i media europei con una novità abbastanza preoccupante: un’indagine sulle sovvenzioni statali alle auto elettriche provenienti dalla Cina. Una mossa che non è stata ben recepita da Pechino, che accusa l’Unione Europea di protezionismo a danno del mercato cinese.
In effetti il mercato dell’automotive elettrico nei prossimi anni diventerà decisivo, se non proficuo dato che dal 2035 ci sarà il bando per la vendita di tutte le auto con motore termico. Ma è indubbio che sarà difficile per le imprese europee (e non) poter sostenersi con un “partner” commerciale che da anni sta letteralmente inondando i mercati di auto elettriche a basso costo. Una manovra anti-concorrenziale? Forse, ma quello che potrebbe scaturire da questo ennesimo scontro tra UE e Cina può essere anche peggio, addirittura una possibile guerra commerciale.
Auto elettriche, scatta l’inchiesta UE sulle sovvenzioni statali cinesi
È avvenuto durante il discorso sullo stato dell’Unione Europea, nell’ambito del percorso di tutela della concorrenza, quando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen rende noto che “La Commissione avvierà un’indagine sulle sovvenzioni ai veicoli elettrici provenienti dalla Cina”. E che a redigere il report sullo stato della competitività in Europa ci penserà l’ex presidente della BCE Mario Draghi. Una mossa giustificata dal grande piano di puntare ad una transizione energetica per tutti i settori chiave dell’Unione, in particolar modo l’automotive. Una transizione che deve essere equa, perché “l’Europa è aperta alla competizione, non a una corsa al ribassso”.
Infatti da diversi anni Pechino ha voluto puntare molto sull’automotive elettrico. Secondo i dati riportati da Reuters, non fa altro che generare utili su utili. Se fino al 2021 l’export aveva superato le 500.000 unità vendute, nel 2022 aveva ormai oltrepassato la soglia del milione. Stessa soglia in procinto di essere superata ad agosto 2023. Addirittura, nel 2022, il 35% di tutte le auto elettriche esportate proveniva dalla Cina, secondo il think tank statunitense Center for Strategic and Internal Studies. Una crescita inarrestabile, forte anche del prezzo “calmierato” e dalla necessità europea di passare al full-electric entro il 2035, come da disposizioni della direttiva UE.
Ma se a venire privilegiate saranno le auto cinesi, per le case automobilistiche europee sarebbe la fine. Gli stessi funzionari europei temono che milioni di posti di lavoro nel settore automobilistico siano a rischio a causa dell’aumento delle esportazioni cinesi di veicoli elettrici. Per questo hanno voluto proporre come soluzione l’applicazione di un dazio sui veicoli cinesi in vendita in Europa. Probabilmente il dazio dovrebbe arrivare ad un aumento delle tariffe vicine al livello del 27,5% già imposto dagli Stati Uniti sui veicoli elettrici cinesi. Si tratterebbe di una mossa inusualmente protezionistica per l’Unione Europea, e forse molto pericolosa per i delicati rapporti che sta tenendo con la Cina.
La Cina si oppone al dazio sulle sue auto elettriche
Non s’è fatta attendere la risposta di Pechino all’indagine sulle sue auto elettriche esportate. Proprio oggi il Governo Cinese ha definito la recente mossa UE un atto protezionistico, che non farà altro che danneggiare le relazioni economiche e commerciali, come già sta avvenendo col lieve crollo delle azioni dei produttori cinesi di veicoli elettrici. La stessa Pechino si difende dall’accusa di star sostenendo il settore con continue sovvenzioni, tali da calmierare il prezzo e far concorrenza sleale alle controparti europee. Come ribadito in una nota del Ministero del Commercio Cinese:
“[l’indagine] è un puro atto protezionistico che sconvolgerà e distorcerà gravemente l’industria automobilistica globale e la catena di fornitura, compresa l’UE, e avrà un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali Cina-UE”.
In effetti la situazione tra Cina e UE s’è incrinata notevolmente negli ultimi mesi. In vista del vertice annuale tra le due superpotenze, l’indagine sui veicoli elettrici definirà l’agenda e il tono dei colloqui bilaterali. Già in ballo ci sono le richieste dell’UE per un più ampio accesso al mercato cinese e un riequilibrio dei rapporti commerciali. Ma da tempo la Cina ha detto no a ulteriori modifiche, ed è ovvio che la situazione non migliorerà con questa minaccia di dazi da parte della UE per le auto elettriche cinesi. Questo non farà altro che aggiungere benzina su un fuoco che è già abbastanza alto. La UE non accetta che Pechino tenga ancora dei legami stretti con Mosca, artefice dell’invasione in Ucraina, e la Cina non accetta che la UE riprenda in considerazione ulteriori accordi commerciali con gli Stati Uniti, facendo così meno affidamento a quello che è attualmente il suo primo partner commerciale.
E la Cina non può permettersi di perdere un partner come l’Unione Europea. Non ora soprattutto, con la crisi immobiliare e i problemi dettati dalle inondazioni. Non è affatto un buon anno per la Cina, e ritrovarsi alla fine del 2023 col rischio di vedere le vendite dell’automotive elettrico nazionale crollare per via dei dazi potrebbe renderla ancora più esposta non solo al non raggiungere l’obiettivo 5% di PIL annuo, ma anche di ritrovarsi in panne a livello economico. E quindi di diventare, come diceva mesi fa il presidente Joe Biden, davvero cattiva: “Quando le persone cattive hanno problemi, fanno cose cattive“.
C’è il rischio di una guerra commerciale con la Cina?
Potrebbe essere presto per parlare di una guerra commerciale tra Cina e UE, anche se la situazione si sta riscaldando. Sempre Reuters fa presente come gli analisti dell’Eurasian Group abbiano già avvertito che se Bruxelles alla fine dovesse imporre dazi contro i veicoli elettrici cinesi sovvenzionati, Pechino probabilmente imporrebbe contromisure per danneggiare le industrie europee. Come ad esempio limitare la fornitura cinese di batterie, essenziali per le auto elettriche. Così da ridurre il supporto tecnologico per le aziende europee, danneggiando così l’automotive UE.
In effetti la Cina ha fatto dei progressi da gigante in termini di catena del valore, talento, tecnologia, infrastrutture e logistica, e questo potrebbe giustificare il successo delle auto elettriche cinesi. E questo lo rende un partner che, se alleato, potrebbe contribuire ai propri mercati; mentre se nemico, potrebbe soltanto creare altri problemi, specie con interi settori ormai interdipendenti tra loro. L’interdipendenza rende qualsiasi azienda, europea e non, vulnerabile cambiamenti improvvisi nelle normative, soprattutto se queste limitano il loro accesso ad un massiccio mercato di consumo come quello cinese. La speranza in uno scenario da guerra commerciale con la Cina verrebbe però dal resto delle economie asiatiche: ci si potrebbe rivolgere a loro in alternativa alla Cina.
Ma il vero cruccio per l’Europa è il fatto di non star seguendo una strategia che, anche se non è ancora stata confermata per la Cina, è ormai assodata per gli Stati Uniti: supportare l’automotive con finanziamenti e dazi. Come segnalato da Bloomberg, è proprio questa la strategia da “guerra dei sussidi” seguita prima dall’amministrazione Trump, con i dazi sulle auto elettriche cinesi, e in seguito dall’attuale presidente Joe Biden, con i sostegni previsti dall’Inflation Reduction Act. La strategia di finanziare il settore potrebbe rendere così le auto elettriche europee competitive quando quelle cinesi, ma potrebbe anche portare a maggior recrudescenze tra le relazioni internazionali. Partirebbe così una corsa ai sussidi: e dalla competizione alla guerra il passo sarebbe breve.