Auto elettriche e litio in questi giorni sono collegati anche nelle pagine di cronaca. Mentre l’Unione Europea intende mettere al bando le auto a diesel e benzina entro il 2035, la decisione definitiva è stata rinviata a data da destinarsi, anche perché Germania, Polonia, Ungheria e Italia si sono opposte. Oltre al fatto che Bruxelles non sembra tenere in considerazione soluzioni verdi alternative, come i biocombustibili, tra le perplessità del Ministero italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin ci sono l’eccessiva fretta e le tempistiche troppo ridotte proposte dall’Ue per lo stop alla vendita di veicoli a combustione, che rischiano di rivelarsi un boomerang.
Non solo le auto elettriche non possono ancora definirsi accessibili a prezzi concorrenziali, ma richiedono tempi di ricarica migliorabili e una rivoluzione infrastrutturale non indifferente se imposta entro un orizzonte temporale così breve, sia con riferimento all’installazione massiva di colonnine di ricarica, sia sugli impianti automobilistici e sui veicoli stessi, sulle officine per le riparazioni e sui siti di smaltimento.
Proprio su quest’ultimo punto aumenta la sensibilità dell’opinione pubblica, che si interroga sui reali benefici apportati all’ambiente dalle auto elettriche, considerando che una batteria per auto elettrica contiene tra i 30 e i 60 chilogrammi di litio. A proposito di litio, l’Iran ha annunciato la scorsa settimana la scoperta della sua prima riserva minerale, che vanta 8,6 milioni di tonnellate di carbonato di litio equivalente e che ne fa, di conseguenza, la seconda più grande riserva di litio al mondo dopo il Cile. Una notizia che dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo a coloro che avvertivano di un’imminente carenza globale, con conseguente aumento spropositato del prezzo del metallo strategico e delle batterie.
Il nodo della sostenibilità delle batterie per auto elettriche
L’uso massiccio del litio però si scontra non solo con un deficit tra domanda e offerta, ma anche con il nodo della sostenibilità, che deriva innanzitutto dall’estrazione. La sostanza si ricava estraendo acque salmastre a seguito di perforazioni in piane saline, presenti principalmente nel cosiddetto “triangolo del litio”, situato tra Bolivia, Argentina e Cile. Il metodo richiede lunghi periodi di evaporazione prima di ottenere il prodotto finale, arrivando ad usare duemila tonnellate di acqua per produrne una di litio. Un’altra tecnica prevede il riscaldamento di composti come lo Spodumene, in combinazione con appositi agenti chimici. La necessità di raggiungere alte temperature comporta l’uso di combustibili fossili, causando il rilascio di circa nove tonnellate di anidride carbonica per una di litio.
Un altro fattore di inquinamento è il consumo di elettricità negli stabilimenti che creano le batterie, responsabili secondo uno studio dell’International Council on Clean Transportation per metà delle emissioni di gas serra dell’intero ciclo produttivo. Esse dipendono in larga misura dall’approvvigionamento energetico nazionale e dalle scelte delle singole case automobilistiche. In particolar modo, la decisione di aprire stabilimenti alimentati completamente da energia solare, come nel caso del centro produttivo Tesla in Nevada, o di affidarsi ad economie dipendenti dal carbone, può avere rilevanti ricadute sull’impronta ambientale di una batteria.
Ad esempio Volkswagen ha calcolato che un’autovettura alimentata a diesel emette meno anidride carbonica di un veicolo elettrico nei primi 70.000 miglia di percorrenza, in ragione del fatto che fabbricare una batteria richiede l’estrazione di circa 250 kg di roccia da cui poi ricavare i minerali. L’energia necessaria per il processo di estrazione sta a significare che un’auto ad alimentazione elettrica vanti un debito di emissione di anidride carbonica tra le 8 e le 20 tonnellate prima ancora di essere consegnata al cliente.
Non si possono infine ignorare le sfide dello smaltimento. Come riportato dalla BBC, meno del 5% delle batterie vengono trasformate o riutilizzate, nonostante abbiano ancora quattro quinti del proprio potere di carica (una soglia ritenuta troppo bassa per un veicolo elettrico). Inoltre, la procedura di riciclo consiste nel fondere le batterie per ottenere delle leghe di nichel, cobalto e rame, destinando alla discarica la maggior parte delle altre componenti.
Quindi, come limitare l’impatto ambientale delle batterie delle automobili elettriche? Una soluzione sarebbe affidarsi a materiali innovativi meno dipendenti dal litio, ma si tratta di una strada più complessa di quanto appaia.
I costi sommersi economici e sociali delle batterie
Il destino del litio non riguarda solo nuove tecnologie e meccanismi geopolitici, ma ha risvolti economici e sociali più profondi di quanto immaginiamo.
Le tecniche usate nei giacimenti in America Latina stanno riducendo l’accesso all’acqua in territori naturalmente molto secchi, con ripercussioni negative sull’agricoltura e l’allevamento praticate dalle popolazioni locali. Scenari simili si riscontrano anche nei Paesi in via di sviluppo e ricchi di altre sostanze fondamentali per la produzione di batterie. Ad esempio, la Repubblica Democratica del Congo ospita oltre la metà delle riserve di cobalto, estratto usando manodopera infantile e condizioni di lavoro estremamente pericolose, per un salario di circa 3 euro al giorno. In Asia, Cina e India hanno chiuso varie miniere di grafite a causa dell’inquinamento atmosferico ed idrico legato alla produzione di grafite, facendone schizzare i prezzi sui mercati globali.
Proprio il costo delle materie prime può guidare la transizione verso batterie più ecologiche o fonti energetiche alternative, come l’idrogeno. La notizia che la seconda riserva mondiale di litio sia stata scoperta in un Paese geopoliticamente “caldo” frena gli entusiasmi, ma il prezzo intanto continua a scendere dal picco di dicembre 2022.
Nel frattempo l’Unione Europea si sta muovendo per formulare una proposta di regolamento sulle batterie, che potrebbe anche introdurre un obbligo di due diligence sul rispetto dei diritti umani nelle catene di produzione.
La storia dell’evoluzione sostenibile delle batterie rimane ancora tutta da scrivere. Di certo, la loro rilevanza non farà che aumentare, tanto nel futuro dei trasporti, quanto negli equilibri internazionali.