Auto elettriche: una scossa ai mercati
di Stefano Valente, Founder & Chairman Abalone Graff
La notizia che Tesla entrerà a far parte dell’indice S&P 500 ha avuto un impatto psicologico e d’immagine molto forte che ha fatto schizzare al rialzo le quotazioni del titolo. Inoltre dietro a questo boom dei prezzi c’è anche una motivazione più strutturale: dal 21 dicembre prossimo tutte le strategie passive che si limitano a replicare l’andamento del più importante indice americano dovranno necessariamente acquistare titoli della società fondata nel 2003 da Elon Musk.
Pertanto molti gestori si sono affrettati a comprare in anticipo i titoli facendo front running sugli ulteriori acquisti che arriveranno verso la fine dell’anno. Su questo fronte riteniamo che non ci siano più molti margini di guadagno: come succede spesso in questi casi è probabile che la quantità di titoli comprata per meri fini speculativi sia decisamente importante e riuscirà a compensare ampiamente la quantità di titoli che verrà richiesta dal mercato il 20 dicembre.
Inoltre, subito dopo alla notizia dell’inclusione nell’S&P 500 Morgan Stanley ha alzato il target price su Tesla per la prima volta in 3 anni e come se non bastasse si è anche diffusa l’indiscrezione (ancora da verificare) che nei giorni scorsi Warren Buffet possa aver fatto segretamente incetta di titoli della casa automobilistica californiana.
Questi sono i principali driver che stanno facendo attraversare un momento d’oro alle quotazioni del titolo. Considerando questi aspetti non può che venir in mente l’arguto detto “Buy the rumor, sell the news”: gli attuali prezzi di Tesla incamerano ampiamente il newsflow di questi giorni e ciò richiede cautela.
I fondamentali di Tesla
Il titolo Tesla in questo momento non è valutabile con le metriche tradizionali. Le attuali quotazioni derivano dall’ipotesi che fra una decina d’anni l’azienda sarà riuscita a decuplicare i dati di bilancio. Non è da escludere che questo scenario possa verificarsi (soprattutto considerando che l’azienda sta cercando di sviluppare nuovi business che trascendono da quello prettamente automobilistico). Tuttavia per valutare se potrebbe esserci un ulteriore apprezzamento del titolo bisogna considerare che le quotazioni sono molto tirate e scontano già il verificarsi dello scenario.
Se assistessimo ad un ulteriore apprezzamento i casi sarebbero soltanto due: o si starebbe entrando in un ambiente di bolla speculativa pura o si dovrebbero alzare ulteriormente le aspettative di bilancio per i prossimi 10 anni. Come gestori alla prima situazione non siamo interessati e allo stesso tempo non crediamo che sarebbe ragionevole un ulteriore incremento delle aspettative.
I costruttori tradizionali di automobili stanno entrando con forza sul mercato delle auto elettriche e hanno una potenza di fuoco finanziaria, tecnologica e commerciale che Tesla non può fronteggiare.
Nel breve periodo Tesla deve affrontare il problema che i costruttori tradizionali venderanno le auto elettriche sotto costo con il semplice obiettivo di ridurre le emissioni medie dei veicoli che vendono e mitigare le pesantissime multe che devono sostenere sulla vendita di auto tradizionali.
Nel medio e lungo periodo invece Tesla dovrà affrontare il tema dei margini e dei volumi che sono gli unici due driver che contano davvero nel settore e su cui l’azienda ha da sempre avuto problemi.
Pertanto il rischio principale è che l’azienda non riesca a sviluppare o a far crescere a sufficienza i business alternativi a quello più puramente legato alla vendita di autoveicoli.
Le quotazioni attuali incorporano grandi aspettative sul business delle batterie, sul coinvolgimento e sul contributo che l’azienda può dare allo sviluppo delle smart grid e sul business assicurativo e dei servizi. Senza questi sostegni – sostiene Valente – il futuro del gruppo sarà incerto.
Il settore delle auto elettriche
Senza dubbio quello dell’auto elettrica è un tema di rilievo nelle nostre gestioni. Il settore della e-mobility è uno dei più promettenti e a più alto tasso di crescita nei prossimi anni.
Pertanto stiamo investendo sia su aziende coinvolte direttamente nel business (costruttori automobilistici) sia su aziende che sono interessate dal tema indirettamente (utilities come Enel e Iberdrola o società che si occupano della componentistica, della distribuzione dell’energia elettrica e delle smart grid come Siemens ed ABB).
Per quanto riguarda i costruttori abbiamo concentrato la nostra attenzione su 3 aziende: Volkswagen, BMW e Daimler. In questo settore contano soprattutto i volumi ed i margini. Volkswagen ha volumi enormi (in costante ascesa) con margini mediamente buoni, BMW e Daimler hanno volumi buoni con margini enormi.
Inoltre le tre aziende sono leader di vendita nei principali mercati asiatici (che sono quelli a più alto tasso di crescita) e anche i produttori locali faranno fatica a scardinare il fortissimo radicamento di interessi che queste tre multinazionali sono riuscite a costruirsi negli ultimi 20 anni.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non è Tesla a detenere il primato della conoscenza nel settore elettrico, BMW per esempio è la società con il know how tecnologico fra i più avanzati al mondo nel comparto dell’elettrico mentre Volkswagen e l’azienda al mondo che in valore assoluto investe più capitali in ricerca e sviluppo (i 12 brand del gruppo investiranno complessivamente la cifra monstre di 60 miliardi di euro entro il 2024 sul comprato dell’elettrico).
Daimler invece è leader indiscussa nella trazione elettrica per mezzi pesanti (tir e autobus) oltre che avere un buon posizionamento sull’alta gamma con le nuove serie di Mercedes EQ.
I dati relativi al 2020 sembrano confermare le nostre previsioni: per la prima volta in Europa la casa automobilistica di Elon Musk ha perso la leadership come numero di vetture consegnate nel segmento delle auto elettriche. La società californiana è stata superata dal gruppo Volkswagen e anche dall’alleanza Renault-Nissan che tra gennaio e settembre 2020 sono riuscite a commercializzare rispettivamente 87.000 e 83.000 unità contro le 63.000 di Tesla.
La casa americana ha venduto circa 12 mila unità in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La sua quota di mercato nel segmento delle auto elettriche pertanto è crollata dal 33,8 per cento del 2019 all’attuale 13,5 per cento. Scenario simile si sta verificando in Asia: BMW e Mercedes in termini di vendite stanno crescendo a ritmi tripli rispetto al concorrente californiano.